Inchiesta tangenti nella sanità: "Costretti a cambiare ospedale"

Tangenti nella sanità, le testimonianze dei colleghi di Calori

Il primario Giorgio Maria Calori e il direttore sanitario del Pini, Paola Navone

Il primario Giorgio Maria Calori e il direttore sanitario del Pini, Paola Navone

Milano, 13 aprile 2018 - Si è avvalso della facoltà di non rispondere Tommaso Brenicci, l’imprenditore al centro della ragnatela di malaffare arrestato nei giorni scorsi insieme ad altre 5 persone. Ci sarebbe lui, secondo l’accusa, dietro un ricco giro di tangenti ai medici degli istituti ortopedici Pini-Cto e Galeazzi perché introducessero negli ospedali alcuni specifici presidi medici. «Chiarirò tutto nei tempi giusti», ha assicurato Brenicci al gip Teresa De Pascale che lo ha raggiunto a San Vittore per l’interrogatorio di garanzia. «Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per leggere tutte le carte - ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Paolo Tosoni -. Il mio assistito intende chiarire comunque ogni aspetto della vicenda». Secondo l’accusa formulata dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Maria Letizia Mannella, Brenicci, titolare di una serie di aziende fornitrici di apparecchiature mediche, avrebbe corrotto con soldi, contratti di consulenza fittizi, borse griffate, partecipazioni societarie e altre regalie il direttore sanitario del Pini, Paola Navone, due primari dello stesso istituto, Giorgio Maria Calori e Carmine Cucciniello, e altri due primari del Galeazzi, Lorenzo Drago e Carlo Luca Romanò, che in cambio, avrebbero «sponsorizzato» le sue società nelle forniture mediche ai due ospedali. Dagli atti di indagine è emerso che, tra il gennaio 2012 e il marzo 2017, le aziende riconducibili a Brenicci incassarono 3,3 milioni di euro (pari al 59% del fatturato registrato in quel periodo) da forniture pubbliche erogate al solo Pini-Cto.

Su questo importo i primari, soci occulti, avrebbero avuto a loro volta una percentuale variabile del 12-15%. L’imprenditore è l’unico dei 6 arrestati a essere finito in carcere. Tutti gli altri sono infatti stati mandati ai domiciliari. «Forse - ha puntualizzato Tosoni a questo proposito - si potevano disporre gli arresti domiciliari anche per il mio assistito. È una indagine piuttosto completa - ha commentato l’avvocato - e mi sembra che le vicende oramai siano state totalmente esplorate. Invece è l’unico detenuto in carcere. Credo che una misura meno afflittiva sarebbe stata più opportuna». Giorgio Maria Calori e Carmine Cucciniello, rispettivamente direttore e responsabili delle unità operative di Chirurgia ortopedica Riparativa e di Ortopedia Correttiva del Cto-Pini saranno sentiti stamattina, la direttrice Paola Navone sarà sentita domani. Su Calori alcuni colleghi hanno reso testimonianze molto severe. Alcuni ortopedici «hanno cambiato divisione o addirittura ospedale» ad altri è stato suggerito di prestare attenzione a «parlare male» di lui perché «aveva molte protezioni». Anche se, nei corridoi, si sentivano «lamentele» per «i suoi interventi mal riusciti» e per i «suoi atti di prepotenza» in sala operatoria. Queste lamemtele sono state tutte messe a verbale. I medici primari sono stati tutti sospesi dalle loro funzioni e già sostituiti.

 

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