Inchiesta tangenti sanità, il luminare Calori? "Numero uno, ma come umanità zero spaccato"

Il ritratto in chiaroscuro del medico

Giorgio Calori (Newpress)

Giorgio Calori (Newpress)

Milano, 12 aprile 2018 - Giorgio  Maria Calori, primario della Chirurgia ortopedica riparativa e risk management al Gaetano Pini-Cto, lo stimavano tutti, a parole. «È presidente da tutte le parti... Ma lui lo sai in quanti... È presidente in quante società... ma tante eh... Giorgio è molto forte in questo momento qua, poi magari lo uccideranno eh, però è molto forte... Lui oggi è il chirurgo italiano più impastato che c’è numero uno in assoluto, nessuno è come lui tra gli ortopedici», punta su di lui l’imprenditore Tommaso Brenicci, convinto che «ci può dare 100 mila euro di cemento a noi», (e intendendo, secondo gli inquirenti, non calcestruzzo ma vendita di MicroDTTect).

A gennaio 2017, Brenicci blandisce il luminare dell’ospedale pubblico che ha piantato al ristorante il biologo Lorenzo Drago e il chirurgo Carlo Luca Romanò per un’incomprensione col collega che lavora nell’altra eccellenza dell’ortopedia milanese, il privato accreditato Galeazzi: «Sono loro che hanno bisogno Giorgio... perché Carlo (Romanò, ndr) ma a parte l’universo delle infezioni a livello europeo.... il networking che ha Carlo è un networking che non serve a un c. perché sono quattro sfigati infettivologi che conosce in Europa...». Alle spalle i ritratti del primario «interventista», come lo definiscono i pm Mannella e Fusco che hanno usato lo stesso aggettivo per Norberto Confalonieri, non sono così lusinghieri. Soprattutto quando si parla del rapporto coi pazienti. «Giorgio Maria è un delinquente vero», si sfoga Carmine Cucciniello sul Range Rover di Brenicci, e accusa il collega d’aver cercato d’indurre un facoltoso settantenne a farsi operare privatamente da lui, dicendogli che rischiava l’amputazione del piede per un’infezione in realtà inesistente. Cucciniello racconta che al Pini c’è una lotta intestina, con gran parte dei primari, appoggiati dal dg Francesco Laurelli, contro il trio composto da Calori, dalla ds Paola Navone e dal direttore del dipartimento (Calori e Navone, nelle intercettazioni, il dg Laurelli lo chiamano «Francisco Franco»).

Non è tenero nemmeno il sottosegretario Gustavo Adolfo Cioppa, che pure al telefono con Calori (si sentono 266 volte dal 10 ottobre 2016 al 22 giugno 2017) non lesina «amico caro» e «ti voglio bene». A un conoscente racconta la «scena allucinante» del primario che «a una vecchietta morta di fame e che già aveva pagato 300 euro di visita (...) ha fatto una relazione di due pagine le ha chiesto 1200 euro. La vecchietta ha detto: “Posso pagare in due rate?” “Allora la perizia la prossima volta gliela farò in due tempi”. Come clinico e come chirurgo numero uno e come umanità zero spaccato!» 

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