Tangenti, la prima scarcerazione

Ai domiciliari Di Pierro dopo tre interrogatori. Ora parla Gallina

.

.

MILANO, 23 maggio 2019 - Dalla cella ai domiciliari. È arrivata la prima scarcerazione per uno dei dodici finiti in carcere nell’indagine della Dda milanese su appalti e mazzette. Tre lunghi interrogatori con i pm evidentemente sono bastati a chiarire e a spiegare. Così il gip Raffaella Mascarino, accogliendo l’istanza dell’avvocato Paolo Grasso (e nonostante il parere negativo della Procura) ha concesso i domiciliari a Matteo Di Pierro, collaboratore dell’imprenditore Daniele D’Alfonso, valorizzando così il suo «percorso critico» e la rivisitazione delle condotte contestate. «In plurimi interrogatori», scrive il giudice, Di Pierro ha descritto «in maniera puntuale e analitica anche il contributo alla commissione» dei reati, «fornito dai correi», ossia da altri complici. Nei giorni scorsi era passato dal carcere ai domiciliari, ma per gravi motivi di salute, anche un altro degli arrestati, che poi è tornato libero, sempre su decisione del gip, perché ha necessità di cure specifiche in Svizzera (anche in questo caso i pm avevano dato parere negativo, anche alla revoca dei domiciliari).

Di Pierro, dipendente della Ecol-Service di Daniele D’Alfonso (che è in carcere), in tre interrogatori, l’ultimo dei quali finito l’altro ieri in serata davanti ai pm Silvia Bonardi e Adriano Scudieri, ha chiarito e ricostruito il capitolo dei presunti appalti truccati indetti dall’Amsa, l’azienda che si occupa di rifiuti in città. Tra questi, la gara per l’affidamento del «servizio di pronto intervento per analisi, rimozione, trasporto, smaltimento e recupero dei rifiuti» a Milano e provincia. Oltre a parlare dei suoi rapporti con i vari dipendenti di Amsa, finiti indagati o arrestati, Di Pierro ha ricostruito punto per punto tutte le vicende che gli sono state contestate dando informazioni utili alle indagini. Ritenuto il braccio destro di D’Alfonso - imprenditore che avrebbe unto i politici per ottenere gli appalti e avrebbe persino fatto lavorare, in cambio di “protezione” nei cantieri, componenti del clan dei Molluso.

Il ragionier Di Pierro, già nel primo interrogatorio della scorsa settimana aveva precisato di essere stato semplicemente «addetto all’ufficio tecnico» della Ecol-Service con un ruolo subordinato e che non poteva sapere, dunque, in che rapporti fosse il suo datore di lavoro con i suoi sponsor esterni e coi componenti della famiglia della ’ndrangheta dei Molluso. Nei giorni scorsi aveva poi chiarito il capitolo dell’appalto sul “servizio neve” di Amsa e sulla gare di “spurgo condotte fognarie-pulizia vasche degli impianti del servizio idrico integrato di Acqua Novara Spa”.

E ieri proprio Andrea Gallina, l’ad della municipalizzata “Acqua Novara ”, finito ai domiciliari per corruzione e turbativa d’asta, ha risposto a sua volta ai pm. Stando alle indagini, Gallina avrebbe fatto vincere a D’Alfonso l’appalto per il servizio di spurgo in cambio di una promessa di mazzette.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro