Tangenti in Lombardia, teste: "Insultata perché tradivo la 'regola Caianiello'"

La donna racconta che esisteva la "regola di retrocedere parte del corrispettivo delle nomine" nelle società pubbliche

Nino Caianiello

Nino Caianiello

Milano, 13 giugno 2019 – Esisteva la "regola di retrocedere parte del corrispettivo delle nomine" nelle società pubbliche nel sistema messo in piedi, secondo la Dda di Milano, da Nino Caianiello, l'ex esponente di Forza Italia a Varese e ritenuto il 'grande burattinaio' del giro di mazzette, appalti truccati e finanziamenti illeciti venuto a galla col blitz del 7 maggio. Lo ha confermato a verbale davanti ai pm una donna sentita come testimone e che negli anni ha ricoperto vari incarichi proprio in alcune società del Varesotto, come Alfa e Prealpi srl, 'controllate' dal presunto 'manovratore'.  "Sì - ha spiegato davanti al pm Luigi Furno lo scorso 17 maggio - ne ho sentito parlare come regola di retrocessione al partito di riferimento. Caianiello in particolare pur non chiedendomi espressamente dazioni di denaro mi faceva continuamente battute sul fatto che io prendessi soldi in relazione agli incarichi che mi aveva fatto ottenere". E ha raccontato che veniva da lui insultata con battute perché aveva, a suo dire, il 'braccino corto' e non versava le retrocessioni.

La donna ha poi continuato: "Tutte le nomine di segretario dei cda di società pubbliche le ho ottenute per volere di Caianiello". E ha raccontato anche che una volta entrata in Alfa srl Caianiello le diede il "preciso mandato" di occuparsi di alcune questioni, tra cui "quella degli emolumenti del Cda perché la legge Madia vieta il percepimento di un doppio stipendio per chi rivestiva contemporaneamente oltre la carica di consigliere d'amministrazione anche un'altra carica pubblica. In particolare - ha aggiunto - l'indicazione che mi diede Caianiello era quella di pagare gli emolumenti ai consiglieri con doppio incarico. L'avvocato Mascetti, che orbita in area Lega, fu incaricato da Bratta o da Mazzucchelli (due responsabili della società, ndr) al fine di fornire un parere al riguardo che consentiva l'erogazione dell'emolumento".

La donna ha confermato che, dato che "la nomina proveniva da lui", "per me lui", ossia Caianiello, "era il mio riferimento". Caianiello, ha detto ancora, "era spesso presente all'interno della sede di Alfa srl", a Gallarate (Varese), "l'ho visto in compagnia di Bratta e di Bianchi Matteo", coordinatore provinciale della Lega a Varese, "e Mazzucchelli. Ricordo - ha spiegato - che andavano sul piano indirizzato all'ufficio di Bratta".  Caianiello, che sarà interrogato domattina dai pm, ha messo a verbale la teste, "dava delle indicazioni perentorie alle quali io non potevo sottrarmi, pena la perdita di un incarico che a me piaceva molto". E ha chiarito ancora che il presunto "burattinaio" gestiva anche Prealpi srl attraverso Marcello Pedroni, ormai ex membro del cda della società pubblica. Sempre la teste ha indicato in Giuseppe Filoni, uno dei primi a collaborare con i pm e amministratore unico del consorzio Arno Rile Tenore, una delle persone che rispondeva agli ordini di Caianiello, così come Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate (Varese), il quale dopo due interrogatori 'fiume' coi pm ha chiesto al gip Raffaella Mascarino la scarcerazione. Stessa richiesta avanzata da Sergio Salerno, dipendente e sindacalista di Amsa. 

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