"Tamponi nello studio medico? Non è sicuro"

Sergio Felisi è tra i 5.509 dottori lombardi che non eseguiranno il test anti-Covid nel proprio ambulatorio: vanno trovati luoghi idonei

Sergio Felisi, noto medico di famiglia da trent’anni a Garbagnate Milanese

Sergio Felisi, noto medico di famiglia da trent’anni a Garbagnate Milanese

Garbagnate Milanese (Milano), 16 novembre 2020 - È tra i 5.509 medici di base e pediatri della Lombardia (su 7.321) che non si sono resi disponibili per l’esecuzione dei tamponi rapidi nel loro studio, il 75% del totale dei “mutalisti“ della nostra regione.

Per due ragioni. Sergio Felisi, classe 1961, da 30 anni cura i suoi pazienti a Garbagnate in via Milano 6, nello stesso ambulatorio del padre Arnaldo, che affiancava da studente di medicina. Cresciuto con la vecchia scuola, i suoi malati più anziani è abituato una volta al mese ad andarli a trovare a casa. Ne conta più di 800.

Quali sono le difficoltà nell’esecuzione dei test rapidi per Covid in ambulatorio? "Dato che andiamo a toccare i focolai, il metodo presenta due problemi: il primo la necessità di disporre di ambienti idonei, non solo areati, ma adatti a ospitare utenti scaglionati e a distanza, evitando il contatto con gli altri pazienti. Il secondo problema è che il medico stesso deve usare con attenzione i presidi di sicurezza personale; il che è complicato perché la prestazione si aggiunge al carico di lavoro proprio del medico di famiglia: in questo periodo ci sono 20 nuovi malati al giorno tra Covid accertati con tampone positivo o sospetti".

Quale soluzione? "Un’intesa tra medici e Ats per trovare un luogo deputato sul territorio, separato dai singoli ambulatori medici, con a disposizione infermieri professionali che eseguano i tamponi".

Termometro e saturimetro contro tampone? "Nella mia esperienza di telemonitoraggio su pazienti affetti dal nuovo coronavirus ho avuto la netta impressione che le procedure messe in atto da Regione possano essere efficaci. Con termometro e saturimetro, per misurare l’ossigeno circolante nell’organismo, siamo in grado di seguire tutti i giorni, tre volte al giorno, i pazienti fragili anche quelli con severo scompenso cardiaco. Vanno monitorati continuamente. Un paziente di questo tipo, con scompenso su base ischemica e febbre da giorni, con una saturimetria che rimane costante al 95%, potrebbe desaturare, cioè evidenziare un’ossigenazione inferiore al 90% con casi estremi fino all’80%. In questi casi viene mandato in pronto soccorso. Bisogna considerare che i pazienti con edema polmonare e con polmonite bilaterale possono avere comunque una prognosi sfavorevole nonostante la terapia appropriata con eparina, cortisone, antibiotico, ossigeno e diuretico".

Che dire dei vaccini anti-influenzali in ritardo? "Qui arriveranno entro il 18 novembre, come per gli altri anni, 800 dosi di vaccino antiinfluenzale e 60 dosi di antipnemucocicca pneumo 13, con dosi scaglionate secondo delle priorità che privilegino i pazienti fragili, fino a fine novembre quando tutte le dosi dovrebbero essere a disposizione. Si possono non condividere i criteri di priorità, ma tutti gli anni i vaccini sono arrivati per tutti i pazienti fragili con patologia cronica e anziani over 65 nel periodo della campagna antiinfluenzale (quest’anno a richiesta anche per gli over 60). Il picco dell’influenza come ogni anno sarà a gennaio. E nella mia esperienza sul campo adesso il virus influenzale non circola".

Raccomandazioni? "Agli anziani, con patologie croniche e non, di rimanere isolati e di proteggersi con mascherina anche nei contatti coi familiari: sono mesi difficili per tutti, soprattutto per loro, ma speriamo poi in primavera di poter tornare a vivere liberamente".  

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