Trasporti, si rischia la paralisi: "Guai se il Governo non libera 300 milioni"

A lanciare l'allarme a nome delle Reghioni è l’assessore Davide Caparini

Treno Trenord

Treno Trenord

Milano, 17 aaprile 2019 -  Questa volta è stato Davide Caparini a dirlo. E con parole chiare. In qualità di coordinatore degli assessori al Bilancio della Conferenza delle Regioni, Caparini ha confermato non solo che il Governo non ha ancora fatto marcia indietro sul taglio di 300 milioni di euro al fondo nazionale del trasporto pubblico locale ma, soprattutto, che è probabile che la marcia indietro non ci sarà. Quelle risorse, meglio precisarlo, sono attualmente congelate fino all’autunno inoltrato, quando il Governo saprà se avrà raggiunto o no gli obiettivi di finanza che si è prefissato. Da qui parte Caparini.

«Sulla base delle nuove previsioni pubblicate nel Documento di Economia e Finanza (Def) appare probabile il blocco dei 2 miliardi di spesa pubblica, di cui 300 milioni di Fondo Nazionale Trasporti», ha fatto sapere l’assessore lombardo nel corso dell’audizione di lunedì di fronte alle commissioni Bilancio della Camera e del Senato. E questo provocherebbe «l’impossibilità di rispettare i contratti sottoscritti con le aziende di trasporto locale nonché il rispetto dei tempi di pagamento ai fornitori». Caparini poi si è fatto ancora più chiaro: «Nel mese di dicembre tutti i mezzi del trasporto pubblico locali rimarranno nei depositi: non si pagano autisti, non si paga la benzina, non si paga la manutenzione perché non ci sono i soldi». I 300 milioni fin qui congelati si sommano ai 58 milioni decurtati dal Fondo nazionale trasporti nel 2017 e ai 100 milioni ridotti con la manovra correttiva dello stesso anno. «Si tratta di capire – è la conclusione – come uscire da questa situazione».

Per quanto riguarda la Lombardia, il taglio è di 52 milioni di euro. Nei giorni scorsi si sono riportate su queste pagine le denunce delle Agenzie del trasporto pubblico locale di Milano, Monza, Lodi e Pavia, da un lato, e quella di Bergamo dall’altro. Nel primo caso si è denunciato, per ora, una diminuzione di risorse pari a 2,7 milioni di euro. Nel caso di Bergamo si è messo in conto un taglio complessivo (tra Def e altro) di 3,5 milioni di euro e, di riflesso, un taglio alle corse pari a 1,6 milioni di chilometri. Il problema è che la certezza sarà fugata, in un senso o nell’altro, solo intorno a novembre, ovvero solo quando le aziende di trasporto avranno già dovuto prendere le decisioni relative a quanto servizio offrire e come. Un pasticcio del quale è vittima anche Trenord, l’azienda ferroviaria responsabile dei treni regionali. In questo caso, qualora il congelamento delle risorse sarà confermato, il taglio sarebbe pari ad almeno 20 milioni di euro. Non poco. Da giugno l’azienda vuole tornare ad effettuare su ferro circa 800mila dei 2,l milioni di chilometri di tratte che da dicembre sono state spostate su gomma. Il ritorno dei treni al posto dei bus è ipotizzato per ora sulla direttrice Mantova-Cremona-Milano (dove si punta a far correre treni rapidi, senza troppe fermate intermedie) e lungo la linea S9 del passante ferroviario, la Seregno-Albairate, dove i treni saranno ripristinati soprattutto nei festivi. Correzioni rese possibili dall’avvenuto reclutamento di nuovo personale. Ma per capire se il piano di ritorno al ferro potrà essere spinto anche oltre, occorrono, anche in questo caso, certezze sui fondi.

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