Milano, i bimbi di Niguarda: ecco i veri supereroi / FOTO

Dati record di guarigione. E in terapia intensiva arriva anche il Carnevale

i piccoli supereroi del Niguarda

i piccoli supereroi del Niguarda

Milano, 6 marzo 2019 - Ci sono Superman, Batman, Capitan America con uno scudo grande un palmo, e più della sua testa. Poi l’ape, la coccinella, e Wonder Woman: sono dei supereroi i pazienti della terapia intensiva neonatale del Niguarda, per chi li cura e venerdì li farà trovare in costume ai genitori, ché anche in un reparto così delicato si può festeggiare il Carnevale ambrosiano, e fare i bambini, anche se si pesa meno di un chilo. La Tin del Niguarda, sette letti di terapia intensiva e venti di subintensiva, 350 neonati ricoverati l’anno (quasi uno al giorno) da Milano, dalla Lombardia e da fuori (qui fa base una delle tre équipe di trasporto d’emergenza neonatale della città, che da sola fa una sessantina di viaggi l’anno), tra il 2006 e il 2017 ha curato 601 prematuri che alla nascita pesavano meno di 1.500 grammi, con un tasso di sopravvivenza del 90,9% e nel 67,2% dei casi senza disabilità.  Sono percentuali alte, anche rapportate alle medie della Von (Vermont Oxford Network), una rete che si occupa di migliorare qualità e sicurezza dei reparti per i prematuri creata negli Usa nel 1990, cui oggi aderiscono circa mille centri nel mondo: la sopravvivenza è all’85,7% a livello globale e al 57% senza disabilità; all’86,7% e al 61,1% rispettivamente tra le circa 90 Tin italiane, all’88% e al 62,4% in Lombardia. Al Niguarda è anche particolarmente bassa l’incidenza di complicanze come la retinopatia della prematurità grave e la leucomalacia periventricolare, «grazie al supporto della cardiologia, cardiochirurgia, neurologia, chirurgia e oculistica pediatriche e dei servizi di diagnostica che ci permettono di offrire assistenza a 360 gradi ai neonati, sia pre-termine che a termine», spiega Stefano Martinelli, il primario della Neonatologia e della Tin del Grande ospedale metropolitano.

La sua è una terapia intensiva «aperta», i genitori possono entrare 24 ore su 24 (succede in poco più del 60% di questi reparti in Italia), stare a contatto coi figli pelle a pelle anche quando sono intubati; inaugurata nel 2015 nel nuovo blocco Nord del Niguarda, ha le pareti affrescate con le quattro stagioni, dall’inverno all’estate passando per una spettacolare sala relax. Martinelli aveva fatto dipingere anche la Tin precedente, poi imitata dalla terapia intensiva degli ustionati, e da altre in Lombardia: «La mia idea di arteterapia è che essere curati bene in un bel posto sia meglio che essere curati bene in un luogo brutto. Chi sta male o è preoccupato, come i genitori dei neonati, dall’ambiente può trovare conforto e rassicurazione». Così «a Natale mettiamo un cappellino rosso, addobbiamo le culle», spiega Elena Signorini, ex infermiera del reparto che insegna all’università e gestisce i social dell’associazione Amici della neonatologia dell’ospedale Niguarda, meglio nota come «Neo».  È sua l’idea del Carnevale: «Ho visto qualcosa di simile negli Usa, ho contattato un’artigiana di prodotti per l’infanzia, Silvia Renon, e lei è stata entusiasta di realizzare i costumi, è venuta a portarceli sabato». Sono copertine, cucite a mano in un feltro adatto a entrare in terapia intensiva: tre modelli da maschio e tre da femmina, trenta esemplari, saranno regalati ai genitori. Per loro i social della Neo sono anche estensione di legami cementati in un momento difficilissimo. L’autunno scorso, racconta la neonatologa Raffaella Bruno, è arrivata una foto da quattro ex mini Wonder Woman: «Erano state ricoverate qui, insieme, nel 1996. Le famiglie sono rimaste in contatto, festeggiavano la laurea di una di loro»

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