Super-eroina dagli Usa, gli esperti: "Così l’abbiamo trovata"

Milano, dopo il primo morto per overdose in campo il laboratorio della Statale

Esperti

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Milano, 15 settembre 2018 - L'allerta 3 diramata tre giorni fa dall’Istituto superiore di sanità ha già prodotto i primi effetti: gli investigatori dell’Antidroga di carabinieri e polizia si sono messi in contatto con il laboratorio di Tossicologia forense della Statale per l’analisi di stupefacenti che a un primo esame risultano sconosciuti agli attuali standard, fa sapere la direttrice Marica Orioli. Del resto, l’allarme lanciato dall’Iss è preoccupante: nell’aprile del 2017 è avvenuto a Milano il primo decesso per overdose da Ocfentanil, un oppoide sintetico che ha un effetto 200 volte superiore a quello della morfina. Probabilmente, il 39enne ritrovato senza vita all’interno della sua abitazione l’ha acquistato convinto che si trattasse di eroina. E ora il timore degli esperti è che ci sia altro Ocfentanil in giro, in particolare nella piazza di spaccio di Rogoredo, anche se c’è pure l’ipotesi che l’uomo abbia acquistato sul web la sostanza non commercializzata in Italia.

Sul tavolo del laboratorio di Tossicologia Forense un campione e pochi indizi. Il passato di tossicodipendenza del deceduto (che per sei anni ha provato a smettere), un 39enne morto a Milano per overdose in casa sua, una siringa e le strumentazioni a terra, polvere di color marrone e tracce di cocaina nel capello, «ma non in quantità tali da giustificarne la morte». La molecola che ha causato il decesso sfuggiva a ogni censimento. Fino a quando il team del dipartimento di Scienze biomediche della Statale di Milano l’ha stanata: è l’Ocfentanil, oppoide sintetico due volte e mezzo più potente del Fentanyl – da cui deriva – e 150-200 volte più forte della morfina; pericoloso al punto da far scattare l’Allerta 3 da parte dell’Istituto Superiore di Sanità non appena è arrivata la comunicazione.

Ci sono voluti mesi di indagine dall’arrivo del campione per la consulenza medico-legale: dopo l’autopsia era stata richiesta l’analisi tossicologica sui tessuti disponibili. Le molecole conosciute e ricercate davano tutte esito negativo, ma Monica Orioli, direttore del laboratorio di Tossicologia Forense della Statale e il suo team (lo studio è firmato da Sara Casati, Mauro Minoli, Ilaria Angeli, Alessandro Ravelli e Graziano Domenico Luigi Crudele) hanno voluto andarci a fondo.

«Si vedevano dei “picchi” nel grafico, un segnale che non era attribuibile ad alcuna molecola nota – spiega la professoressa Orioli –. Noi siamo predisposti alla ricerca, da qui il dubbio, l’idea, la voglia di non limitarsi a consegnare l’esito negativo ma di ricercare cosa potesse essere». Intraprendendo una ricerca al buio. «Con i metodi disponibili e le classi di stupefacenti che si ricercano nei vari laboratori non emergeva nulla – continua Orioli – se non la cocaina nel capello, ma non in valori tali da giustificarne la morte. Siamo passati così alle metodologie che permettono di studiare le strutture chimiche, per capire cosa potesse essere collegato a questo segnale non identificato, unendo più tecniche per avere un puzzle di informazioni». Le informazioni chimiche hanno dato una chiave: «Abbiamo fatto una presupposizione, poteva trattarsi di un derivato del Fentanyl, tutti i derivati noti però erano stati checkati e non avevano dato alcun risultato positivo», continua la direttrice del laboratorio. L’Ocfentanil a volte è venduto al posto dell’eroina negli Stati Uniti, ma in Italia non si era mai visto. La struttura chimica tornava, per avere la “prova” serviva un campione puro.

«Abbiamo cercato di comprare lo standard, che però in Italia non è disponibile – spiegano i ricercatori milanesi –, ci siamo rivolti all’estero, ma c’era un altro ostacolo: comprare dal’America avrebbe comportato mesi di scartoffie, abbiamo trovato ditte europee ma avevano il divieto di esportazione del composto in Italia». Una volta recuperato è stato testato: è stato l’Ocfentanil ad uccidere il 39enne. Gli addetti ai lavori da anni temevano il suo arrivo in Italia. L’acquisto potrebbe essere stato fatto via web, più “veloce” e “anonimo”; chi si è iniettato la sostanza ed è morto di overdose probabilmente era convinto si trattasse di eroina. Ora gli investigatori dell’Antidroga di polizia e carabinieri di Milano stanno bussando al laboratorio di Tossicologia Forense, chiedendo di fare analisi sull’eroina sequestrata, per vedere se ci sia anche quella sostanza che stava passando indisturbata e che in Italia ha ucciso per la prima volta.

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