Suicidio della scrittrice Appiano: "Troppe negligenze: si indaghi"

Il noto volto tv era ricoverata in una clinica psichiatrica per una forma molto forte di depressione

Alessandra Appiano

Alessandra Appiano

Milano, 4 febbraio 2021 - Potrebbero esserci state davvero "negligenze ed omissioni" nella storia triste della morte di Alessandra Appiano la bella scrittrice, giornalista e opinionista tv, di 45 anni, che si è tolta la vita nel giugno del 2018, gettandosi dall’ottavo piano di un hotel di lusso, in zona Turro. Un vicenda umana e anche giudiziaria lunga e dolorosa. Il pm di turno aprì un fascicolo a modello 45 per quel suicidio, cioè un fascicolo senza ipotesi di reato, nè indagati che avrebbe consentito però accertamenti più approfonditi.

Il marito della donna si oppose alla richiesta di archiviazione e il giudice Patrizia Nobile rigettò la richiesta di archiviazione avanzata, quasi subito, del pubblico ministero che allora si occupava del caso. Il gip in sostanza aveva accolto l’istanza del marito della Appiano che si basava soprattutto sulla mancata "protezione" della paziente, la bella giornalista, da parte della struttura medica che la ospitava. La donna, scrittrice di successo, vincitrice del premio Bancarella nel 2003, impegnata nel sociale, nei temi che riguardavano le donne e volto noto in tv, era ricoverata nel reparto Psichiatria-Disturbi dell’umore, dell’ospedale "San Raffaele Villa Turro", nelle prima periferia della città. Il giorno in cui si suicidò, con la scusa di un permesso per un caffè, che ottenne, uscì indisturbata dalla struttura. Poco prima aver scritto un messaggio al marito dicendo che lo attendeva per le 12. É possibile che proprio in quel momento volesse suicidarsi?

La Appiani uscì dalla clinica psichiatrica passeggiando nel quartiere, identificò l’unico grande hotel della zona (già tristemente noto per un altro suicidio, di uno studente di liceo, avvenuto durante una gita scolastica) e decise di salire all’ottavo piano, nel solarium, da lì si gettò nel vuoto. Era, per la precisione, il 3 giugno del 2018. Da allora inizia la battaglia legale del marito, Nanni Delbecchi, devastato dalla perdita della adorata moglie perché venga riconosciuta la responsabilità della struttura in termini di carenza di protezione e "negligenza", secondo l’espressione usata dall’avvocato Lucilla Tassi, che assiste Delbecchi, nell’omissione di controllo.

Dopo l’opposizione all’archiviazione e l’accoglieza dell’opposizione da parte del giudice che dà ragione al marito, le indagini ripartono e quando il fascicolo completo sta per essere consegnato al pm viene bruciato dalle fiamme dell’incendio che ha devastato il settimo piano di Palazzo di giustizia. Il fascicolo ora è stato riprodotto ed è nelle mani della pm Letzia Mocciaro, che seguirà la vicenda, vuole vederci chiaro e ha annunciato ulteriori approfondimenti.

 

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