Stupro in ascensore a Segrate, condannato a 7 anni e 8 mesi

Un libico di 31 anni aggredì una 44enne scesa da un’auto nel parcheggio interrato, poi la rapina e la violenza

I rilievi sul posto

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Le telecamere e il dna, è così che Hamza Sara, 31enne libico è stato incastrato e arrestato. Ieri, con l’accusa di violenza sessuale aggravata è stato condannato a 7 anni e 8 mesi con rito abbreviato, il pm Rosaria Stagnaro ne aveva chiesti dieci per punire una rapina con stupro che da subito aveva avuto i contorni del peggior incubo. Quella sera di ottobre il 31enne aggredì la donna sorprendendola al secondo piano interrato del garage, a Segrate, dove la 44enne aveva appena parcheggiato la macchina dopo aver salutato un’amica con cui era uscita. Undici secondi dopo, la telecamera inquadra un uomo che si infila nell’area box approfittando del cancello aperto. Saluti al piano -2, poi la passeggera scende e si incammina verso l’ascensore per raggiungere l’appartamento al quarto piano. Ed è in quel momento che la sagoma appare dal nulla: il violentatore blocca le porte, entra e colpisce la donna alla tempia dicendole "Stai zitta, ti ammazzo". Le ordina di consegnare tutti i soldi che ha con sé (35 euro) e lo smartphone, poi abusa di lei più volte. Sono tredici minuti interminabili, dalle 23.57 alle 0.10: Chiara (nome di fantasia) cerca con tutte le sue forze di tenere a distanza l’aggressore. "L’ho implorato più e più volte di non farmi del male – metterà a verbale la quarantenne nell’audizione protetta –. Le porte dell’ascensore si sono quindi richiuse e l’ascensore è salito, credo al quarto piano, dove dopo qualche istante le porte si sono richiuse. Io ero pietrificata dalla paura, temevo che potesse uccidermi". Dopo la violenza, l’uomo spinge il tasto 0 per tornare al piano terra: "Si è messo di nuovo sulla porta bloccandola e ha preteso che gli comunicassi il codice di sblocco del telefono, che gli ripetevo più volte durante le quali mi minacciava che non avrei dovuto dire nulla, facendomi credere che mi conoscesse in quanto aveva parlato di me con la signora della portineria, salvo poi riferirsi a un portinaio".

Le indagini hanno ricostruito gli spostamenti del giovane attraverso i sistemi di videosorveglianza, tracciando il percorso dalla stazione di Pioltello (da dove ha preso un treno) a quella di Segrate fino al garage del condominio, per poi concludersi con la sua fuga dopo la mezzanotte. Decisivo anche il confronto del suo dna, come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Roberto Crepaldi. L’uomo aveva numerosi alias. Le altre rapine, in passato, le aveva commesse con il nome di Atoub Garrad, 27 anni, nato in Marocco.

 

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