Strappo e fuga, tutto in due minuti Così agiscono i rapinatori di orologi

Inchiesta del commissariato Centro: presi quattro giovani algerini. Blitz nell’ex fortino di via Cavezzali. L’analisi dei video da Montenapo a via Padova e i volti inseriti nel sistema di riconoscimento facciale

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di Nicola Palma

La batteria di rapinatori si muove continuamente nella folla del centro. Su e giù da San Babila a via Monte Napoleone, nel cuore del Quadrilatero della Moda. Quando uno di loro individua la preda, gli altri tre scattano: uno si avvicina e strappa l’orologio, due fanno da copertura e uno si mette davanti al derubato per bloccare eventuali tentativi di inseguimento. Un modus operandi cristallizzato dall’ultima indagine del commissariato Centro, che nei giorni scorsi ha smantellato una banda di giovani algerini: nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Chiara Valori su richiesta del pm Andrea Fraioli, vengono contestati due colpi, avvenuti il 5 giugno in via Manzoni e il 6 luglio in corso Vittorio Emanuele. Al ventunenne Amin Abdlsalam il provvedimento è stato notificato direttamente a San Vittore, dov’era già recluso per altri reati; il ventiduenne Yakoub Benseghir e il ventiquattrenne Amine Abou Massab sono stati invece stanati in via Cavezzali 11, in uno stabile a due passi da via Padova già sgomberato dagli abusivi con un maxi blitz nell’aprile del 2018 e rimasto in parte covo illegale di spacciatori e balordi.

Lì la gang aveva la sua base operativa. E lì i poliziotti hanno ritrovato anche alcuni degli indumenti utilizzati per i raid, recuperato il Patek Philippe da 20mila euro rubato l’11 settembre a un quarantaseienne cinese in via Hoepli e fermato su mandato del pm Leonardo Lesti uno dei presunti responsabili di quest’ultimo blitz (in concorso con Abou Massab), il ventenne Gussama Gasmi alias Djino Dimaria (uscito due giorni prima da Bollate). L’inchiesta dei segugi di via San Sepolcro, una delle tante che si stanno sviluppando in questi mesi di continui assalti ai proprietari di cronografi di valore, scatta dopo la denuncia di un imprenditore uzbeko di 57 anni: l’uomo racconta di aver pranzato con la moglie in un ristorante di via Piero della Francesca e di aver preso un taxi per tornare in albergo, al Four Season di via Gesù. Scesi in via Pisoni, i coniugi decidono di proseguire a piedi fino all’hotel, ma alle 16, mentre stanno passando davanti al Gran Hotel et de Milan di via Manzoni, "un individuo di carnagione olivastra" afferra da dietro il braccio sinistro del cinquantasettenne e gli sfila dal polso un Richard Mille modello Felipe Massa da 200mila euro (nel covo di via Cavezzali ne è stato ritrovato uno, probabilmente falso). L’aggressore scappa verso via Bigli, seguito da un complice, mentre una terza persona gli si para davanti "colpendolo violentemente alla spalla per fargli perdere l’equilibrio". I poliziotti passano al setaccio le immagini delle telecamere installate nella zona e riescono a ricostruire l’intera dinamica: si notano tre uomini che percorrono continuamente le vie del Quadrilatero, come se fossero in attesa di qualcosa o di qualcuno. Alle 16.03, l’occhio elettronico all’angolo tra via Manzoni e via Monte Napoleone traccia il passaggio dell’uzbeko; nello stesso momento, uno della banda si alza di scatto da una panchina e segnala il "bersaglio" agli altri tre (di cui uno identificato ma ancora ricercato). Alle 16.05, il Richard Mille è già nelle loro mani. L’appuntamento è alla stazione del metrò di San Babila: il circuito interno di videosorveglianza li riprende tutti e quattro sulla banchina direzione Sesto San Giovanni.

Dove scendono? A Pasteur. Da lì risalgono in viale Monza, imboccano via dei Transiti e prendono la 56 in via Padova, per scendere alle 16.28 alla fermata all’incrocio con via Cavezzali. Chi sono? I frame estrapolati dai filmati vengono elaborati dal software Sari, il sistema di riconoscimento facciale in dotazione alle forze dell’ordine: "L’abbinamento è stato ripetuto per diversi fotogrammi – dà conto il giudice – e l’omologo risultato conforta una volta di più in merito all’attendibilità del risultato". Sono Abou Massab, Benseghir, Abdlsalam e A.R., come peraltro confermato da due sopralluoghi degli agenti il 10 e il 23 giugno: si appoggiano stabilmente in due appartamenti dell’ex fortino dell’illegalità, il 203 e il 212. Abdlsalam e Benseghir torneranno in azione pure un mese dopo, tra corso Vittorio Emanuele e la Galleria Passarella, per rubare un Hublot da 6mila euro a un informatico iraniano di 31 anni, considerato in patria l’erede di Bill Gates.

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