Pioltello, dietro le celebrazioni il dolore

Su una carrozza il ricordo dei politici accanto la delusione dei pendolari "Qui ho rischiato di morire. Solo oggi un treno caldo e pulito"

Il disastro ferroviario di Pioltello

Il disastro ferroviario di Pioltello

Pioltello (Milano), 26 gennaio 2019 - Un viaggio della memoria su un Vivalto superlusso, caldo e veloce, che non accusa neppure un minuto di ritardo. Una commemorazione sobria, ma con assalto al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, castelleonese. Un viaggio che i pendolari veri, quelli di tutti i giorni hanno fatto con negli occhi quel giorno, quel 25 gennaio dello scorso anno, quando la corsa è finita con tre morti. Sono loro, quelli che c’erano, a raccontare e ricordare. Su una carrozza vicina a quella dove la politica si mette in mostra ci sono persone che quell’incubo l’hanno vissuto davvero. E sono ancora arrabbiate. Come Anna Cantore, di Casaletto Vaprio, visibilmente irritata per il clamore e gli scarsi risultati.

«Ero sulla carrozza della morte e ho rischiato di lasciarci la pelle – dice con decisione – e voglio ricordare che non è cambiato nulla: treni sporchi, in ritardo, senza informazioni. Non siamo trattati come dovremmo. Oggi il treno è bello, pulito e caldo. Venite domani e sarà un’altra storia. Meglio andare in pullman». Qualcuno nella carrozza cerca di contraddirla. «Io andavo in pullman da Casaletto Vaprio – afferma Enrica Comin – fino a Treviglio. Ma era una tragedia. Col treno, almeno arrivo in tempi decenti e va tutto bene».

Ma non può finire di argomentare perché la Cantore si inalbera, si alza e cambia carrozza: è molto risentita per quel che è successo: «C’è gente che non ha più messo piede su un treno, gente che è morta. Vogliamo rispetto e sicurezza». Poco più avanti ci sono due persone che sono salite a Castelleone. Il primo è uno straniero che parla bene l’italiano, segno che è qui da molti anni: «Non posso dire il mio nome, il magistrato mi ha detto di non parlare. Ero anch’io sulla carrozza della morte. La mattina durante il viaggio dormo, ma quella mattina c’era uno spiffero di aria fredda e ho cambiato posto. Al mio posto si è seduta Giuseppina Pirri, che è morta. Dopo l’impatto ho cercato di dare un aiuto alla ragazza ferita che le stava vicino (Daniela Sassi, ndr), in attesa dei soccorsi. Ho notato che a fermarsi per aiutare erano solo stranieri. È stato terribile, indimenticabile».

Vicino a lui c’è Tommaso De Nicolò, che racconta una storia incredibile: «Prendo il treno tutte le mattine a Castelleone. Ma il giorno prima e quel giorno ho deciso di muovermi in auto. Mi sono salvato e quando ho saputo quel che era successo, mi sono spaventato. E il giorno successivo ho avuto un colpo al cuore: un infarto mi ha spedito in ospedale. Vorremmo più considerazione. Non ci sono informazioni e a volte capita di venire abbandonati al nostro destino. Treni e autoguidovie non sempre si parlano e noi siamo in mezzo ad attendere. Non se ne può più». Il treno arriva a Pioltello, dove c’è una protesta pacata dei pendolari che gridano le loro ragioni mentre dall’altra parte c’è la commemorazione. Poi si ritorna indietro. E il treno è il solito: vecchio, sporco e lento.

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