StraBerry, venditori sotto scacco: "Piazzi poche fragole? Ti licenzio"

La testimonianza di un ex dipendente dell’azienda sequestrata: urla animalesche e classifiche dei peggiori

Straberry

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Milano, 30 agosto 2020 - «Non dimentico quando mi urlò in faccia perché mi presentai con 5 minuti di ritardo sul luogo di lavoro, nonostante il mio ritardo fosse dovuto ad un bisogno fisiologico. Non dimentico i suoi messaggi vessatori di Whatsapp sulle chat di gruppo, con le classifiche ed i nomi dei peggiori venditori. E soprattutto le minacce di licenziamento verso coloro i quali non vendevano abbastanza». Un ex dipendente della StraBerry, società fondata da Guglielmo Stagno d’Alcontres finita al centro di un’inchiesta della Procura di Milano sullo sfruttamento dei lavoratori e posta sotto sequestro, racconta in una lettera al Giorno vessazioni che anche gli addetti alle vendite delle fragole coltivate nell’azienda agricola a Cassina de’ Pecchi erano costretti a subire.

Non solo i braccianti stranieri, reclutati nei centri d’accoglienza e secondo le accuse pagati 4.50 euro all’ora, insultati e sottoposti a pause forzate e non retribuite se rallentavano i ritmi o violavano le regole stabilite dal 32enne d’Alcontres, bocconiano rampollo di una nobile famiglia siciliana. Dalle testimonianze emerge un sistema che teneva sotto scacco anche impiegati e venditori italiani. L’ex dipendente che ha scritto al Giorno si rivolge a d’Alcontres definendosi un «Signor Nessuno», una «faccia come un’altra, persa in mezzo alla moltitudine di visi e persone che lei ha probabilmente visto passare all’interno di Straberry durante questi anni». «Nonostante io sia più che certo che lei non mi riconoscerebbe se mi incontrasse ed io le dicessi il mio nome, io ho lavorato per Straberry, qualche anno fa. E non le nascondo che ho appreso con una certa soddisfazione la notizia della sua denuncia». Racconta di urla e minacce di licenziamento. «Non dimentico le ore di straordinario che ho lavorato e che non mi sono mai state pagate – prosegue – perché non avevo raggiunto gli standard di vendite richiesti dalla sua (sì, ormai EX) azienda. Non dimentico le sue urla animalesche al telefono, più simili a quelle di un primate tribale che a quelle di un cittadino istruito e laureato. Probabilmente i braccianti che si sono spezzati la schiena sui campi, non parlano bene l’Italiano, non hanno un Suv di lusso e non hanno ereditato grosse distese agricole. Ma hanno una cosa che lei non ha: la dignità». 

Parla di «green economy a diritti zero» il collettivo Deliverance Milano. «Se nei campi c’erano gli schiavi agricoli, agli angoli delle strade a vendere al dettaglio i prodotti di StraBerry pagati a cottimo e con una falsa partita iva c’erano i venditori ambulanti – spiega – alcuni dei quali ex rider, incontrati nel corso di questi anni di attivismo sindacale, anche loro costretti a lavorare per oltre 10 ore al giorno».

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