Caso Amara, il pm Storari resta a Milano

La decisione arriva dalla sezione disciplinare del Csm: "Non ci sono esigenze cautelari per cui debba essere trasferito"

Il pm Paolo Storari

Il pm Paolo Storari

Milano - Non ci sono esigenze cautelari perché il pm Paolo Storari debba essere trasferito da Milano. La decisione arriva dalla sezione disciplinare del Csm, nell'ambito delle vicende legate al caso Amara che stanno lacerando la Procura del capoluogo lombardo. Per il collegio, presieduto dal consigliere laico Emanuele Basile, Storari non deve essere trasferito d'urgenza dall'ufficio inquirente milanese con contestuale cambio di funzioni, come aveva chiesto il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell'azione disciplinare.

Ora per sostituto procuratore milanese prosegue il procedimento ordinario al termine del quale potrà essere o prosciolto o sanzionato secondo varie gradazioni. Sotto il profilo penale Storari resta indagato con l'ipotesi di rivelazione di segreto d'ufficio dalla Procura di Brescia per aver consegnato a Piercamillo Davigo copie dei verbali resi dall'avvocato siciliano sulla presunta esistenza di una loggia segreta denominata "Ungheria". Le dichiarazioni di Storari ai pm bresciani, competenti sulle toghe milanesi, hanno poi portato alle iscrizioni dello stesso ex consigliere del Csm (rivelazione di segreto d'ufficio) e del procuratore della Repubblica Francesco Greco (rifiuto e omissione di atti d'ufficio). 

Stando alla sua versione, Storari si rivolge a Davigo nell'aprile del 2020 allo scopo di "autotutelarsi" dall'immobilismo investigativo sulle controverse parole messe a verbale dal legale siciliano, condannato e inquisito per i depistaggi contro l'Eni e svariati episodi di corruzione in atti giudiziari, relative alla presunta associazione segreta in grado di condizionare nomine e affari.

Delle perplessità di Storari sulla gestione dell'indagine di cui era co-titolare con l'aggiunto Laura Pedio, Davigo ne parla informalmente con il pg della Cassazione Salvi, il vicepresidente del Csm David Ermini, il presidente della Cassazione Pietro Curzio e almeno altri cinque consiglieri del plenum di Palazzo dei Marescialli. Salvi in una telefonata al procuratore milanese Francesco Greco chiede conto di eventuali dissidi all'interno del suo ufficio. Pochi giorni dopo, il 12 maggio 2020, a distanza di quattro mesi, dalla raccolta delle dichiarazioni di Amara a Milano vengono fatte le prime iscrizioni nel registro delle notizie di reato prima che gli atti siano trasferiti per "competenza territoriale" alla Procura di Perugia. I verbali non firmati in mano a Davigo, pochi giorni il suo pensionamento, sono poi diffusi in via anonima a due quotidiani e in un secondo momento al componente del Csm Nino Di Matteo. Dagli esposti presentati dai giornalisti a Milano e Roma nasce un'inchiesta che porta i pm della Capitale ad accusare per calunnia la "postina" Marcella Contrafatto, funzionaria del Csm ed ex assistente di Davigo. 

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