Stop alla strage di operai "Subito l’omicidio sul lavoro"

In Lombardia 24 vittime da inizio anno. I sindacati: l’irregolarità dei contratti moltiplica le tragedie

Stop alla strage di operai  "Subito l’omicidio sul lavoro"

Stop alla strage di operai "Subito l’omicidio sul lavoro"

di Massimiliano Saggese

Proseguono le indagini per accertare dinamica ed eventuali responsabilità nell’infortunio mortale costato la vita ad Abdul Ruman, il 25enne originario del Bangladesh e residente a Milano che giovedì ha perso la vita a Trezzano sul Naviglio mentre era impegnato a spostare alcuni pesanti macchinari alla Crocolux, specializzata in produzioni in pelle. Si tratta solo dell’ultima tragedia di una lunga serie. Una strage senza fine che ha fatto contare almeno 1.500 morti l’anno scorso, secondo dati prudenziali dei sindacati, e centinaia già nei primi mesi del 2023. La popolosa Lombardia, “locomotiva economiaca d’Italia“ lo è purtroppo anche in questa tragica contabilità. È infatti una delle regioni con il più alto numero di vittime: sono già 24 dall’inizio di quest’anno. Tre uomini sono morti nella sola giornata di giovedì nella nostra regione, altri due nelle stesse ore rispettivamente in Sardegna e in Calabria. In Lombardia, oltre al giovane morto a Trezzano, a Bagolino, in provincia di Brescia, è rimasto ucciso un uomo di 33 anni, Daniele Salvini, travolto da una pianta caduta per il maltempo mentre ne potava un’altra. Sempre giovedì a Macherio (Monza) ha perso la vita un operaio di 60 anni dopo essere caduto da un’impalcatura all’interno di un cantiere edile.

Vincenzo Greco, della segreteria Cgil Milano e responsabile per la sicurezza sul lavoro, sottolinea che "siamo di fronte a un fenomeno che quando le cose vanno bene è costante, e questo rappresenta un pessimo segnale di degrado del mondo del lavoro. Altro fenomeno allarmante è che c’è una frequente correlazione tra l’inesistenza o l’irregolarità dei contratti di lavoro e l’incidenza quantitativa degli infortuni sul lavoro. Dove non c’è sindacato è più facile incappare in irregolarità e quindi farsi male. Terza considerazione: c’è una tendenza da parte di chi governa il Paese ad immaginare che più le imprese hanno libertà meglio è. Bisogna far rispettare la legalità cioè rapporti lavoro contrattualizzati, le norme sulla sicurezza soprattutto sulla prevenzione e un sistema di controlli e sanzioni che non faccia passare l’idea di impunità".

Durissimo il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli: "È una vergogna, governo dopo governo non cambia nulla: si istituisca il reato di omicidio sul lavoro e si chiudano le aziende, mantenendo il salario per i lavoratori, che non rispettano le leggi". "In molte aziende si fa poca formazione per chi si avvicina al mondo del lavoro – aggiunge Elena Dorin della Fiom Cgil –. E l’ultimo decreto emesso dal governo il primo maggio non ci aiuta. Ci vogliono più controlli e quindi più personale ispettivo che va assunto e formato".

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