Trovato cadavere a Baranzate, dopo un anno una sola certezza: l’hanno ucciso

L’elettricista di 22 anni trovato cadavere sotto un traliccio. Le indagini non sono approdate a nulla, il mistero delle ferite al petto

Stefano e l’auto con la quale è arrivato nel luogo dove è stato ucciso

Stefano e l’auto con la quale è arrivato nel luogo dove è stato ucciso

Milano, 10 luglio 2020 - A distanza di oltre un anno, la morte di Stefano Marinoni, 22 anni, resta ancora avvolta dal mistero. Un giallo fitto, iniziato con la scomparsa del giovane apprendista elettricista e proseguita con il ritrovamento di lui cadavere a Baranzate, sotto un traliccio dell’alta tensione, in un campo isolato poco lontano da una discarica.

In un primo momento gli investigatori avevano ipotizzato un suicidio per via di una frattura all’osso del collo, compatibile con una impiccagione, e il pm Mauro Clerici aveva aperto un fascicolo conoscitivo per avviare l’autopsia. Ma proprio un primo esame del corpo da parte dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo aveva sollevato dubbi sul suicidio, facendo virare le indagini verso la pista dell’omicidio. Dal luglio di un anno fa, ci sono ancora pochi dati certi sui contorni della morte del 22enne, ci sono molti interrogativi sul movente e su cosa ci facesse Marinoni in quel luogo così isolato. Se dagli esiti della relazione della Cattaneo non dovessero arrivare le riposte attese, le indagini sarebbero in un vicolo cieco che portebbe all’archiviazione.

Per gli investigatori Stefano Marinoni la sera del 4 luglio, quando è morto, aveva un appuntamento in quel luogo isolato con la persona che sarà il suo assassino. Aveva due telefoni e forse una doppia vita. Un cellulare è stato trovato in auto, lato passeggero, spento. Probabilmente l’elettricista, di buona famiglia, la madre insegnante e il padre imprenditore, due sorelle maggiori a cui era molto legato, quella sera non voleva essere disturbato da nessuna telefonata. Quindi arriva a bordo della sua Smart, lascia il cellulare in auto, chiude la portiera con le chiavi che poi mette in tasca, dove saranno trovate. Incontra una o forse più persone: sulla loro identità, però, il cellulare spento, esaminato dai periti della procura, non racconta nulla di interessante. Si tratta di ragazzi sconosciuti alle forze dell’ordine, senza precedenti, come Stefano stesso, un ragazzo pulito, dalla vita apparentemente senza ombre. Non racconta nulla di sospetto nemmeno l’altro telefono in uso a Marinoni. Normali scambi fra ragazzi e con la famiglia, nulla di più.

Le telecamere: nel luogo in cui il giovane ha trovato la morte non ce ne sono e quelle sul tragitto riprendono a tratti l’auto: c’è lui alla guida, è solo. Quella sera, il 4 luglio, Stefano esce di casa dicendo alla madre che sarebbe tornato dopo una mezz’ora, per cena. Ma al civico 2 di via Nazario Sauro il 22enne non fa più ritorno. Il suo corpo lo ritrovano il 12 luglio, dopo poco più di una settimana di appelli e ricerche. L’avanzato stato di decomposizione non permette subito di vedere le ferite da arma da taglio al petto, che sono numerose e profonde. La relazione con l’esito di approfondimenti sulle ferite, sui tossicologici e l’esame del tracce lasciate sul corpo verrà depositata dopo l’estate, entro novembre, quando scadranno i termini delle indagini. Dalla relazione della Cattaneo gli investigatori ripartiranno per cercare quella svolta che, per ora, sembra lontana.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro