Comasina, hashish in casa: preso Stefanini, il figlio dell’ex socio di Vallanzasca

In casa 1,4 chili di droga

Renato Vallanzasca e Antonio Colia

Renato Vallanzasca e Antonio Colia

Milano, 21 settembre 2018 - Alla Comasina i nomi sono sempre gli stessi. Cambiano le generazioni, non le generalità dei delinquenti su piazza. Gli Stefanini fanno parte dell’elenco: da papà Alfredo Santino, membro di spicco della banda Vallanzasca, al figlio Eros, arrestato l’altro giorno dagli agenti della Squadra mobile per detenzione di un chilo e mezzo di hashish. Partiamo dall’ultimo episodio. Mercoledì gli uomini della sezione Contrasto al crimine diffuso, coordinati dal dirigente Lorenzo Bucossi e dal funzionario Massimiliano Mazzali, passano al setaccio sei appartamenti in via Teano e dintorni, tutti abitati da persone con precedenti e ritenute degne di attenzione investigativa: è una delle attività che rientra nel giro di vite anti-criminalità in zona (al pomeriggio è stata la volta dei carabinieri della Duomo), dopo la sparatoria dell’11 settembre in piazza Gasparri e la rivolta di alcuni residenti di via Val di Bondo la sera del 17 durante un controllo di polizia ai cinque passeggeri di una Fiat 500. Cinque perquisizioni danno esito negativo, in un caso invece i segugi di via Fatebenefratelli scovano 1,4 chili di hashish in un’abitazione di via Spadini: parte della droga viene rinvenuta su una mensola (insieme a una pistola a salve con 40 cartucce), il resto in un armadio.

Chi abita in quella casa? Eros Stefanini, in affidamento in prova ai servizi sociali dopo aver patteggiato 3 anni e 8 mesi nel 2016 davanti al gup di Como Federico Buatier per l’assalto sfumato a un furgone che stava trasportando 1.700 hard disk per computer. Per il 32enne si sono così riaperte le porte del carcere. Lì dove il padre Alfredo Santino, oggi 65enne, è stato recluso per 38 anni: condannato per una serie cospicua di rapine e un paio di evasioni, Stefanini fu a lungo autista di Renato Vallanzasca ai tempi della banda della Comasina. Poi la redenzione dietro le sbarre (almeno così sembrava), la seconda vita da romanziere e persino una comparsata da San Vittore in un’installazione artistica nel 1998. I guai si ripresentano nell’ottobre del 2007, quando viene accusato (mentre si trovava in regime di semilibertà a Opera) di aver partecipato con Antonio «Pinella» Colia e Angelo Cifone all’omicidio di Riccardo Fross, nomade 44enne falciato da una raffica di Skorpion al campo di via Stephenson; un processo che si concluderà con l’assoluzione dei tre, con sentenza definitiva della Cassazione nel novembre 2013.

Esattamente un anno dopo, Stefanini finisce nuovamente in galera, fermato dagli agenti della Mobile durante i preparativi di un colpo pre-natalizio in un capannone del Comasco stracolmo di televisori ed elettrodomestici: in un box di via Bisnati c’era già l’occorrente per il raid, tra fucili, pistole, silenziatori, parrucche e baffi finti, divise da agenti e occhiali da sole. Tutto saltato. Proprio come quella volta che il figlio Eros fu bloccato dai carabinieri di Fino Mornasco mentre stava cercando di rapinare a un camionista il carico di materiale elettronico da 220mila euro. La storia che si ripete. Due giorni fa l’ultima puntata.

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