La milanese Stefania Lala trovata morta sotto casa. L’ombra del femminicidio

La tragica scoperta è avvenuta In un piccolo piazzale nascosto: 40 anni, era lombarda ma abitava da anni a Grosseto. Lascia due figli

Stefania Lala, la vittima

Stefania Lala, la vittima

Milano -  A terra, morta di fronte alla sua casa: in un lago di sangue con il cranio fracassato. La tragica scoperta è avvenuta In un piccolo piazzale nascosto, alla fine di una strada che costeggia l’area interna della stazione ferroviaria di Grosseto. Un gruppo di palazzine popolari nel quartiere di Barbanella. E’ stata trovata così Stefania Lala, 40 anni, da un corriere che doveva consegnare un pacco proprio nel palazzo dove la donna abitava. Lala, di origini milanesi, ormai da anni abitava a Grosseto. La donna lavorava in un supermercato - ieri aveva il suo giorno libero - e si era separata dal marito.

Stefania Lala aveva accompagnato a scuola i due figli di 7 e 10 anni (frequentano le elementari che si trovano poco lontano dall’abitazione) e per chi ha avuto modo di salutarla e scambiare con lei qualche parola qualche ora prima del ritrovamento, sembrava tranquilla e non lasciava trasparire disagi. Una morte che ha avuto fin dall’inizio i contorni del giallo: prima di tutto il corpo (la donna era vestita con una tuta e scarpe da ginnastica) è stato trovato di fronte al doppio ingresso dell’edificio, lontano dal punto in cui si affacciano le finestre della casa di Stefania Lala. Che in tasca non aveva le chiavi dell’abitazione, ma solo un piccolo disegno fatto da uno dei figli.

Secondo i rilievi della squadra Mobile che si sta occupando delle indagini, il cadavere è stato trovato a circa quattro metri dal muro del palazzo. Secondo una delle ipotesi al vaglio, la donna potrebbe essere caduta dalla terrazza condominiale, di uso comune. Ma la distanza dallo stabile apre perfino il dubbio che, invece, qualcuno l’abbia potuta colpire in quella piccola strada che rimane defilata, fuori dalla vista dei passanti, di fronte alla zona della stazione ferroviaria, delimitata da una palizzata di cemento. Ma non solo: il volo potrebbe anche essere compatibile con una spinta vigorosa data proprio sul parapetto, vista la distanza dal punto in cui è stato ritrovato il corpo. Sono stati i medici a tentare una disperata operazione di rianimazione, ma la donna era già morta. Non si esclude per ora nessuna ipotesi, da quella del suicidio al femminicidio. Il sostituto procuratore ha disposto l’autopsia per capire se la donna abbia riportato soltanto i traumi alla testa visibili a occhio nudo, e di per sé compatibili con una caduta, oppure se ci siano anche lesioni di altro tipo, che magari possano fare emergere l’uso di uno strumento per colpirla nell’ipotesi di un’aggressione.

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