Poliziotto accoltellato in Stazione Centrale, aggressore espulso e rimpatriato/ VIDEO

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala aveva parlato di "affronto alla città" nel caso Diallo non fosse stato portato nel suo Paese

Diallo

Diallo

Milano, 20 luglio 2017 - Saidou Mamoud Diallo, il 31enne della Guinea, che lunedì ha accoltellato un poliziotto in stazione Centrale è stato rimpatriato nel pomeriggio di oggi, giovedì 20 luglio. E' partito da Malpensa con un volo diretto nella capitale della Guinea, Conakry. A scortarlo c'erano tre agenti della polizia di Stato. "Diallo in questo momento è partito con un volo rimpatriato verso la Guinea Bissau. Quello che poteva fare il ministero dell'Interno lo ha fatto", ha detto il ministro degli Interni, Marco Minniti, parlando alla Festa dell'Unità di Milano. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala intorno alle 11 di oggi, giovedì 20 luglio, aveva criticato la decisione di scarcerare l'aggressore: "Se adesso l'aggressore non viene rispedito in Guinea lo considero un affronto per Milano", aveva detto.  "Abbiamo rassicurazioni dalle forze dell'ordine che verrà rimpatriato però vigiliamo - aveva aggiunto - Si rimane a bocca aperta di fronte a certe situazioni. Si tratterà anche di applicare le leggi, non c'è dubbio, ma se le leggi sono queste bisogna anche pensare di cambiarle.

Il pm di Milano Paola Pirotta aveva chiesto la convalida dell'arresto e la misura cautelare in carcere per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale per lui. Il giudice dopo l'interrogatorio di oggi ha sì convalidato l'arresto ma non ha accolto la richiesta di custodia in carcere per Diallo, difeso dal legale Nicoletta Collalto (l'uomo era stato portato a San Vittore dopo l'arresto) e ha applicato come misura cautelare l'obbligo di firma. La decisione ha sollevato polemiche e perplessità un po' in tutti gli schieramenti politici. Da quanto si è saputo il giudice non ha riconosciuto la contestazione di tentato omicidio, che avrebbe giustificato la misura in carcere, ma ha confermato solo l'imputazione di resistenza a pubblico ufficiale, mentre per quella di minacce l'uomo era già indagato a piede libero. Per il giudice, infatti, "si ha ragione di ritenere che per le tre contestazioni la pena finale dopo un eventuale processo non sarà superiore ai due anni" e dunque l'uomo potrà godere della sospensione condizionale". Quindi, secondo il giudice, non si può applicare la custodia preventiva in carcere. Inoltre, il gip fa notare anche che l'uomo ha solo precedenti "dattiloscopici", ossia identificazioni, segnalazioni, denunce, e non precedenti penali con sentenza definitiva.

Diallo è stato preso all'uscita dal carcere, appena ha messo piede fuori dal portone, ed è stato portato in questura, trattenuto per le procedure di espulsione fino a quando non è stato possibile caricarlo su un aereo e portarlo fisicamente nel suo Paese. Il 31enne non aveva lasciato l'Italia nonostante pendesse su di lui un'ordinanza di espulsione (precedente a quella del questore di Milano di oggi), tanto che era anche indagato per inottemperanza del provvedimento di pubblica sicurezza. È stato del tutto normale, quindi, prelevarlo all'uscita dal carcere. La Polizia si è assunta la responsabilità di trattenerlo, in Questura, nel corso delle lunghe procedure burocratiche di espulsione, facendolo dormire negli uffici dell'Immigrazione. Gli investigatori di Milano poi, hanno avviato tutte le formalità e le procedure con la Guinea a tempo di record. In mattinata è arrivato l'ok al rimpatrio.

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