Università Statale, summit blindato per il trasferimento delle facoltà: è scontro

Rabbia degli student per il trasloco dell’ala scientifica nell’area Expo

Un momento degli scontri

Un momento degli scontri

Milano, 7 marzo 2018 - In via Festa del Perdono  temevano il blitz. Come l’anno scorso, quando un gruppo di studenti occupò il Senato accademico per contestare il numero chiuso, facendo slittare la seduta. I tempi però sarebbero stati troppo stretti per una “replica” di quel summit, chiamato a decidere il futuro trasloco dell’ala scientifica della Statale nell’area Expo.

Così, con quel precedente alle spalle, la contestazione nell’aria e un picchetto già disposto lungo le scalinate del rettorato, il Senato accademico ha cambiato aula a sorpresa (la comunicazione è arrivata a tutti i convocati via mail mezz’ora prima) e si è trasferito in una sede di Sant’Antonio blindatissima. L’assemblea, indetta in contemporanea in ateneo dal collettivo ILight e da Lume, Casc Lambrate, l’ala scientifica di UniSi, Sinistra Universitaria e Link-Studenti Indipendenti Statale, si è quindi spostata di conseguenza. Senato barricato dentro, scontri alle porte fra i manifestanti – un centinaio di studenti e una quarantina di antagonisti – e le forze dell’ordine, che cercavano di evitare l’irruzione. Tensione, spintoni e qualche “manganellata” in via Chiaravalle, cariche di alleggerimento in via Sant’Antonio, con una trentina tra carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa schierati all’inizio della via. I manifestanti hanno deciso così di sfilare in corteo in via Larga verso piazza Missori, fra urla e striscioni: «No al trasferimento, rilanciamo Città Studi».

In piazza Sant’Antonio anche i lavoratori dell’università e gli ex candidati alla guida della Regione Onorio Rosati (Leu) e Massimo Gatti (Sinistra per la Lombardia). «È gravissimo il fatto che dopo tutte le forme di protesta messe in atto da studenti, docenti e cittadini, il rettore Vago metta in atto queste misure repressive – commenta Serena Vitucci di Link-Studenti Indipendenti –. Il giorno dopo questa decisione ci troveremmo con un’università indebitata fino ai limiti di legge, legata mani e piedi a un operatore privato e con il serio rischio che Città Studi non veda più un euro durante gli anni di transizione». «Abbiamo chiesto tutti insieme di vedere il rettore o almeno di far sentire la nostra voce di dissenso – ribadisce Francesco Melis di Sinistra Universitaria – ma fuori c’era già l’antisommossa. Ci siamo avvicinati a mani alzate. Non ci sono stati atti di violenza da parte nostra, né dei collettivi, è grave che il rettore non abbia avuto il coraggio di confrontarsi con il dissenso degli studenti e della comunità accademica. Vogliamo essere in mezzo alla città, se ci sono quei 380 milioni si investano nel diritto allo studio». Sull’ormai deciso trasloco anche il fronte degli studenti è spaccato. All’interno il voto passa quasi all’unanimità, una sola studentessa vota contro.

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