Tar boccia il numero chiuso in Statale, il rettore Vago: "Ricorso al Consiglio di Stato"

Sospesi i test ai corsi di laurea in Filosofia, Lettere, Lingue e Letterature straniere, Scienze dei beni culturali, Scienze umane dell'ambiente, del territorio e del paesaggio e Storia

Il rettore Gianluca Vago (Newpress)

Il rettore Gianluca Vago (Newpress)

Milano, 1 settembre 2017 - Dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso contro l'introduzione del numero chiuso nelle facoltà umanistiche in Statale a Milano, l'Università ha reso noto in ottemperanza al provvedimento della sospensione dei test di ammissione ai corsi di laurea in Filosofia, Lettere, Lingue e Letterature straniere, Scienze dei beni culturali, Scienze umane dell'ambiente, del territorio e del paesaggio e Storia.

IL RETTORE VAGO - "Ricorreremo al Consiglio di Stato chiedendo una decretazione d'urgenza che sospenda il giudizio del Tar, poi ricorreremo anche contro il giudizio di merito del Tar che però deciderà nel 2018. Siamo convinti della ragionevolezza della nostra decisione", ha annunciato il rettore della Statale Gianluca Vago riferendosi all'ordinanza del Tar del Lazio. Attualmente tutti gli studenti che si sono iscritti al test devono considerarsi "ammessi con riserva" in attesa della decisione del tribunale amministrativo. "Non sono d'accordo - ha sostenuto Vago - con la decisione del Tar, anzi se devo essere sincero, anche alla luce delle richieste di iscrizione, continuo a ritenere che la nostra ipotesi fosse un'ipotesi di buon senso necessaria per rispondere a quanto il ministero ci chiede". Il rettore si è detto non d'accordo "col riferimento che il Tar fa alla legge 264 del 99 che era nata per il numero chiuso a Medicina. Lì, infatti, c'era una previsione per cui non sarebbe stato possibile introdurre il numero chiuso in corsi dove non erano previsti laboratori. A nostro parere quella normativa è stata abbondantemente integrata e superata dai dispositivi di legge previsti dalla legge 240 e dai successivi decreti legislativi che sono stati alla base della nostra decisione".

Secondo questi decreti, infatti, ci deve essere una certa proporzionalità tra gli studenti di un corso di laurea e i docenti e questo è una condizione necessaria per l'accreditamento dei corsi. "Al momento - ha aggiunto Vago - è come se fossimo commissariati perché da un lato il Tar ci dice di prendere tutti gli studenti che fanno domanda, dall'altro dobbiamo rispondere a una legge che impone di prendere un certo numero di docenti per far partire quel corso". La "situazione paradossale" in cui ci si potrebbe trovare è che "o non facciamo partire il corso" perché non si possono garantire le assunzioni necessarie oppure "non potremo attivare altri corsi di laurea perché la normativa ci dice che se siamo fuori dal criterio di accreditamento per un solo corso non possiamo aprirne altri". I sei corsi di laurea per i quali è stato introdotto il numero programmato hanno avuto 4.200 domande, di cui il 15% sono domande multiple su più corsi. I posti a disposizione sono 3050, "per cui probabilmente non sarebbe rimasto fuori nessuno", ha commentato Vago.

"Io - ha proseguito - ho già contattato il ministero e lo farò anche formalmente perché è importante avere elementi su come intende affrontare la questione". Il rettore è "d'accordo con la linea che ha seguito il ministero in questi anni per garantire la qualità di insegnamento in tutti i corsi di laurea. Se si vuole aumentare il contingente di studenti occorre prima garantire quei criteri di qualità che il Ministero ha introdotto. Trovo paradossale che si faccia riferimento a un dispositivo di legge che non tiene conto di questi parametri". Infine, per Vago "è evidente che il dispositivo di questa ordinanza pone almeno in potenza una serie di problemi che hanno un interesse nazionale. Molti atenei italiani hanno già introdotto il numero programmato in corsi dell'area umanistica, Trento e Pisa per esempio. Non è vero che la Statale sarebbe stata la prima. Se dovesse valere questa ordinanza ci sono attualmente centinaia di corsi di laurea in decine di atenei italiani che avrebbero introdotto illegittimamente il numero programmato".

GLI STUDENTI - Secondo l'Unione degli universitari (Udu), sono 44mila gli studenti che oggi vanno a studiare all'estero a causa del numero chiuso in molte facoltà universitarie italiane. "Se fosse passata la decisione della Statale - dichiara l'associazione studentesca in una nota - sarebbero aumentati moltissimo. E di fatto le università italiane sarebbero potenzialmente potute diventare tutte a numero chiuso". In seguito alla pronuncia del Tar, secondo l'Udu la Statale dovrebbe "ritirare tutti i test di ingresso in programma a settembre". Altro tema da affrontare sarà quello dei pagamenti effettuati dagli studenti per sostenere i test di ammissione: "I test non sono gratuiti, sono stati pagati dei bollettini e vogliamo un chiarimento formale su questo punto. I provvedimenti amministrativi sono stati sospesi in quanto ritenuti illegittimi e quindi l'università deve restituire gli importi versati".

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