Stadio San Siro, i club chiedono tempi certi. L’ipotesi Sesto? Piena di incognite

Milan e Inter: "Dialogo costruttivo con il Comune, ma restiamo aperti ad altre soluzioni". I nodi del trasloco

 Il nuovo San Siro firmato Populous

Il nuovo San Siro firmato Populous

Sesto San Giovanni (Milano)  - In origine erano genericamente "le aree Falck", magazzino di tutte le strutture che non trovano spazio altrove. "Sono infinite, tutte da progettare, la bonifica la sta facendo il privato". Una pacchia, insomma. Così, le ex acciaierie vengono tirate in ballo per lo stadio dal 2012, per poi tornare nel dibattito ciclicamente (nel 2018, nel 2019 e ancora l’anno scorso). Da qualche mese, ad alzare la mano per accaparrarsi lo stadio, è proprio il sindaco Roberto Di Stefano (foto sotto) che circoscrive meglio il "dove". La bandierina di localizzazione viene messa sull’area Concordia, "quella che si addice di più ai bisogni del nuovo stadio. Infatti, è ancora da definire la progettazione e si trova a pochi metri dallo svincolo della tangenziale", fanno sapere dal Comune. "Lo spazio c’è ed è disponibile, ma per poter prendere una decisione di questa natura bisogna essere d’accordo in tre: Comune, proprietà e società calcistiche".

Il sindaco di Sesto Roberto Di Stefano;
Il sindaco di Sesto Roberto Di Stefano;

Se la campagna elettorale di dieci e anche di cinque anni fa aveva ruotato attorno alla Città della Ricerca e della Salute – oggi in via di realizzazione nel comparto Unione Zero – quella in corso riparte dal ritornello dello stadio. "Il Comune da sempre si è reso disponibile. La scelta è solo in capo alle due società. Devono convincersi a superare il confine milanese in una logica internazionale di Città Metropolitana – rilancia Di Stefano –. La scelta di Sesto, inoltre, accelererebbe e non di poco i tempi per la realizzazione del nuovo stadio: il milione e 250 mila metri quadri delle ex Falck è già in buona parte bonificato".

Se sull’Unione non resta più un metro quadro libero, anche nell’ex Concordia gli spazi iniziano a scarseggiare tra percorsi pedonali ampi, immersi nel verde, con cinque piazze, vie dell’acqua con canali e laghetti e l’abbandono definitivo già 6 anni fa dell’idea dentro alla cattedrale ex industriale del T5 di un grande centro commerciale, che avrebbe potuto essere sostituito nel concept proprio dallo stadio. Senza contare che quel comparto sarà riconvertito complessivamente dopo il 2028, secondo il cronoprogramma che solo qualche mese fa aveva illustrato Giuseppe Bonomi, ex ad di Milanosesto che oggi si occupa del progetto del nuovo San Siro.

C’è poi un terzo nodo. Pur cambiando comparto, il puzzle va visto nella sua interezza: difficile prevedere la compatibilità di uno stadio quando poco distanti ci saranno tre ospedali (Istituto dei Tumori, Neurologico Besta, San Raffaele2), due poli di ricerca e università, un parco urbano di 45 ettari a scavalco tra Unione e Concordia con la piazza della Torre dell’Acqua, il nuovo commissariato di polizia da inaugurare per il 2024 dietro al Mage. E, in mezzo, gli edifici storici con le loro nuove funzioni: la street food lunga 280 metri dentro l’Omec, un mix polifunzionale sotto il T3, sport e wellness sotto il Laminatoio, dove sono previsti i campi al coperto per vari giochi di squadra, come padel e tennis.