Maxi-galleria al posto del terzo anello: "Così possiamo salvare il Meazza"

La Lega presenta la sua proposta per evitare l’abbattimento del tempio del calcio milanese Inter e Milan non fanno retromarcia ma spunta l’ipotesi di lasciare in piedi parte della struttura

San Siro senza tifosi

San Siro senza tifosi

Milano, 15 ottobre 2019 - L'hanno battezzata «galleria panoramica per la Scala del calcio». Undicimila metri quadrati di spazio, come una «Galleria Vittorio Emanuele» in altezza, con negozi, musei e anche poli per attività sportive. Salvando così il tempio del calcio milanese dall’abbattimento, ed evitando la costruzione di una nuova struttura. La Lega ha presentato il suo progetto per lo stadio di San Siro, tirando fuori dal cassetto un lavoro realizzato nel 2016 dall’ingegnere Riccardo Aceti, docente di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano.

La proposta, appunto, è quella di trasformare il terzo anello del Meazza in una galleria panoramica che potrà essere utilizzata in vari modi. «Con questo dimostriamo che non esiste solo la possibilità dell’abbattimento di San Siro o del suo mantenimento - spiega il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Alessandro Morelli - ma c’è una terza via: la riqualificazione del terzo anello». La struttura del terzo anello, come ha osservato l’ingegnere del Politecnico che nel 2016 ha curato lo studio insieme ad un gruppo di studenti, è stata realizzata in occasione dei mondiali di Italia 90, «ma negli ultimi anni il suo utilizzo è diminuito, così abbiamo ragionato sul suo riuso, collocando in quota una serie di servizi che sono al piano terra nei nuovi impianti. Una soluzione per creare un elemento che adesso è mancante a San Siro cioè una galleria panoramica».

Con questa soluzione lo stadio di San Siro avrebbe circa 60 mila spettatori, «la capienza del nuovo stadio proposto dalle squadre Inter e Milan e i lavori potrebbero essere compresi tra i 24 mesi e un massimo di 36». A Milano «sembra ci sia uno stadio vecchio e la necessità di averne uno diverso, nuovo - sottolinea Morelli - ma questo è falso. Alle società serve in realtà avere una voce a bilancio che sia l’infrastruttura stadio. In città però servono strutture sportive, come le piscine, e nessuno vieta che l’asset finanziario delle società non sia uno stadio ma qualcosa d’altro». I vantaggi? Costi e tempi ridotti, lavori che potrebbero concentrarsi esclusivamente “in altezza” permettendo alle squadre di continuare a giocare nella struttura, senza doversi trasferire lontano da Milano per quattro anni.

E, soprattutto, salvare lo stadio dalle ruspe. Milan e Inter, però, non sembrano intenzionate a tornare indietro rispetto al percorso iniziato, cioè la costruzione di un San Siro bis, nuovo di zecca. Sul tavolo è spuntata l’ipotesi di intervenire sui concept per salvare anche una parte di San Siro e destinare la struttura del Comune a una nuova vita. Un escamotage che, oltre ad accontentare nostalgici, personalità del mondo dello sport e cittadini contrari all’abbattimento, permetterebbe anche di evitare che la Soprintendenza alle Belle arti di Milano si metta di traverso. Gli uffici, infatti, hanno inviato un parere al Comune per chiedere di valutare ipotesi alternative alla demolizione, come quella della riqualificazione. E anche dal Consiglio comunale sono arrivate le richieste di una nuova perizia.

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