Milano, sposa bambina: condannato il padre-padrone

Tre anni e nove mesi all’uomo che voleva rapire la figlia per farla sposare in Bangladesh con un suo nipote

Una sposa bambina

Una sposa bambina

Milano, 6 giugno 2018 - Shaila non tornerà in Bangladesh per sposarsi a dieci anni come voleva suo padre. La sua mamma Malijka (i nomi sono di fantasia, ndr) già aveva stracciato i passaporti e dopo mille umiliazioni denunciato il marito per maltrattamenti in famiglia: ieri B.U., 45enne bengalese, è stato condannato in primo grado dal tribunale a tre anni e nove mesi anche per lesioni nei confronti della donna. Per ordine del giudice Anna Zamagni, l’uomo dovrà anche versare subito a Malijka 25mila e a Shaila altri 15mila euro come anticipo sul risarcimento danni.

Il tribunale ha dunque creduto al racconto della donna, nonostante in aula il marito abbia smentito la sua intenzione di fare di Shaila una sposa bambina. La piccola era stata ascoltata qualche settimana fa in un’audizione protetta e aveva confermato al giudice di aver sentito mamma discutere con papà di quel matrimonio da fare secondo lui a tutti i costi. Al punto che - stando alla denuncia di Malijka - per nulla scoraggiato dal gesto di ribellione della moglie, B. si sarebbe recato prontamente in questura insieme a loro per denunciare lo smarrimento dei passaporti e poi al consolato del Bangladesh per ottenere un duplicato.

Stando alle accuse del pm Elio Ramondini, l’uomo le picchiava «con calci e pugni e schiaffi per futili motivi, aggredendole e minacciandole» quando trasgredivano ai suoi ordini e vietava loro «di recarsi al parco, di uscire di casa se non in sua compagnia» e persino «di mangiare se non con il suo permesso», costringendole «a digiuni anche superiori alle 24 ore». Ora la mamma, assistita dall’avvocato Patrizio Nicolò, è ospite di una casa d’accoglienza insieme a Shaila ed è seguita dai servizi sociali.

La sua storia viene da lontano. Nella cittadina del Bangladesh in cui viveva coi genitori insieme a due fratelli e una sorella - svolgendo i lavori domestici e procurando giorno per giorno l’acqua dal pozzo e i materiali di fortuna per accendere il fuoco - si era dovuta sposare una decina d’anni fa con quell’uomo che non conosceva, scelto per lei dai genitori come usa in quel Paese.  Lui però l’aveva lasciata da sola dopo appena un paio di mesi (lei già incinta) per venire a lavorare in Italia. Sarebbe rientrato in patria nel giro di un anno, promise. In realtà tornò dopo nove anni, quando la bambina che non aveva mai visto era già grande, e solo per prendere moglie e figlia e portarle con sé a Milano. Stando al racconto di Malijka, lei e Shaila avrebbero vissuto dalla fine del 2016 in una specie di isolamento voluto dal marito, senza che la bambina potesse far altro - non essendole permessa la scuola - se non leggere e imparare il Corano. Una convivenza insopportabile, fino a quel progetto di rimandare Shaila in Bangladesh «adoperandosi a costringere in matrimonio la figlia con un suo nipote», secondo l’accusa. E fino a quella ribellione a sorpresa della moglie, che ha capovolto il destino già segnato della sposa bambina. Nel frattempo la piccola è tornata regolarmente a scuola e fa progressi con la nostra lingua.

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