Reati informatici, cosa fare? Non sempre la Polizia postale è la risposta

A Milano esiste uno sportello gratuito di orientamento legale: gli avvocati aiutano le vittime a capire come muoversi

Truffe online (foto di repertorio Studiosally)

Truffe online (foto di repertorio Studiosally)

Milano - Una delle eredità della pandemia sulla vita di tutti i giorni è che questa perlopiù si è spostata online. Lo shopping, le riunioni di lavoro, le assemblee di condominio: quasi tutto passa dalla rete. E se aumenta la comodità, aumentano anche le occasioni di finire vittime di reati informatici. L'allarme è stato lanciato anche da Bankitalia, che ha rilevato come con il Covid siano emersi nuovi rischi di irregolarità finanziarie in Italia. 

Lo sportello reati informatici

Ma cosa si deve fare se si sospetta di essere vittime di un reato informatico? Ovviamente dipende dal tipo di reato, per esempio se si tratta di prelievi sul conto corrente è fondamentale contattare la propria banca. Ma non sempre coviene precipitarsi alla Polizia postale per una denuncia. Per aiutare i cittadini a districarsi in queste faccende, da qualche anno è attivo a Milano, presso il Tribunale, uno "Sportello reati informatici" dove avvocati con una competenza specifica offrono gratuitamente orientamento alle vittime di cybercrime. Dal 2015 a oggi i legali dello sportello, che è nato da un protocollo tra Ordine degli Avvocati e il Pool Reati informatici della Procura della Repubblica, hanno incontrato 45 vittime (non sono conteggiati invece i cittadini che hanno fatto richiesta nei nove municipi di Milano e nei comuni della provincia), anche da remoto in questo ultimo anno e mezzo. 

Un numero effettivamente esiguo se si pensa a quanto Internet sia presente nelle vite di tutti noi. Ma un numero che non stupisce: "Intercettare esigenze legate a queste tematiche non è semplice - spiegano dall'Ordine degli avvocati -, visto che il cittadino solitamente accede al nostro sportello dopo aver attivato altri percorsi e altre realtà". Insomma, il consiglio di un legale non è la prima cosa a cui si pensa quando si subisce un reato informatico. "Abbiamo notato negli anni una consapevolezza maggiore e un utilizzo più importante delle nuove tecnologie, che non sempre coincide con la conoscenza degli strumenti di difesa". Senza contare che da marzo dell'anno scorso "sono aumentati i pericoli ma non la capacità di sapersi difendere". 

I reati più frequenti 

Ma quali sono i tre reati più frequentemente trattati allo sportello? Lo abbiamo chiesto all'avvocato Claudio Santarelli, consigliere dell'Ordine: "Al primo posto ci sono i tentativi di truffe online, per esempio messaggi nella mail o sul telefono con comunicazioni varie. Poi c'è la diffusione di foto non autorizzate. Infine, tutto quello che riguarda la vita quotidiana, per esempio bollette del telefono che continuano ad arrivare nonostare la disdetta". In Italia, anche a causa del fatto che non si possono presentare denunce per via telematica, c'è la fila fuori dalla Polizia postale. Ma la denuncia non è sempre la risposta giusta, anche perché "non è detto che poi arrivi il ristoro del danno - prosegue Santarelli -. La denuncia ha un obiettivo dichiarativo, rende pubblico un tipo di reato".

I consigli dell'avvocato 

Il primo consiglio è di "non aprire messaggi sospetti", spiega Santarelli. Prima di fare clic, è importante "chiamare l'ente da cui pensiamo arrivi la comunicazione e chiedere se sono proprio loro. Oppure cercare la controparte, per esempio Facebook se c'è stato un furto di dati personali sul social". E poi, importantissimo, "tenere traccia di tutto e raccogliere la documentazione necessaria per dimostrare quello che è successo". Infine, se si è caduti nella rete, "chiedere un consulto allo sportello reati informatici". 

Dal bullismo all'hating: casi in aumento

"Spesso ci capita di fare lezioni di legalità nelle scuole - prosegue Santarelli - ed è successo che alcuni giovani avvicinassero l'avvocato docente come comportarsi di fronte a prese in giro via chat, catene sui social, cose così. Per quanto riguarda l'hating e lo stalking, non abbiamo molti casi ma di certo c'è un'accelerazione delle denunce".

Internet non è una prateria

E' importante che il cittadino capisca che quanto succede su Internet ha delle conseguenze così come nella vita reale, che Internet non è una prateria senza regole. A volte però l'impressione è questa e forse "è un po' colpa nostra, di noi avvocati - conclude Santarelli -, alcuni nel loro campo non sono attenti all'aspetto informatico. I reati informatici hanno regole ben precise e bisgna produrre atti ben fatti, non si può stare sul generico. anche la magistratura civile non si è ancora adeguata, sarebbe bello avere giudici preparati su questo aspetto. E' un campo su cui lavorare".