Spina bifida, intervento record nell'utero al Policlinico di Milano

È la prima volta in Europa. L’operazione su due nascituri

Sala operatoria

Sala operatoria

Milano, 23 giugno 2018 - Martedì e mercoledì al Policlinico di Milano due bambini con la spina bifida sono stati operati dentro l’utero delle loro mamme, incinte alla 25 esima settimana. Per la prima volta in Europa senza aprire le pance, ma usando il monitoraggio ecografico e strumenti sottilissimi – tre millimetri di spessore – per arrivare alla colonna vertebrale dei feti. Una tecnica mininvasiva inventata dalla brasiliana Denise Lapa Pedreira, che i chirurghi dell’ospedale milanese sono andati a imparare all’Albert Einstein Hospital di San Paolo grazie alla onlus Cieli Azzurri. La onlus ha sostenuto anche le donne operate: la prima straniera, la seconda un’italiana seguita dalla clinica Mangiagalli, che ha un’esperienza di anni nella chirurgia fetale. Al Policlinico, chiarisce la direttrice generale Simona Giroldi, «affrontiamo casi che altrove non avrebbero cura».

La spina bifida è una malformazione della colonna vertebrale: la chiusura incompleta di una o più vertebre durante lo sviluppo del feto, che compromette anche il midollo spinale. In Italia si conta un caso ogni diecimila nati: cinquanta bambini all’anno. Prevenirla è il motivo per cui in gravidanza si consiglia di integrare l’acido folico (se possibile da tre mesi prima del concepimento), ma è legata anche ad altri fattori, come anomalie cromosomiche o del metabolismo. E può essere letale, o determinare disabilità gravi e problemi neurologici la cui entità dipende anche dalla variante della malattia (la forma «mielomeningocele», di cui soffrono i futuri bimbi operati questa settimana, è una delle più gravi). Non c’è una cura risolutiva purtroppo, ma la chirurgia può ridurre i danni, preservando le funzioni del midollo spinale e alleviando anche i rischi d’infezioni come le meningiti. Prima si procede, meglio è, tanto che da una decina d’anni si interviene anche in utero, «in modo da minimizzare i danni o addirittura salvare la vita a un bambino che altrimenti potrebbe non nascere», spiega Nicola Persico, esperto di chirurgia fetale che insieme al chirurgo neonatale Francesco Macchini ha guidato gli interventi al Policlinico. I primi in Europa condotti senza aprire l’utero, «abbassando così sensibilmente – chiarisce il primario della Chirurgia pediatrica Ernesto Leva – il rischio per la mamma, e di conseguenza per il bambino». Sono interventi «rarissimi ed eseguiti in pochissimi centri al mondo»: l’inventrice Lapa Pedreira ne ha all’attivo un’ottantina.

C'era anche lei in sala, con l’équipe di chirurghi fetali e pediatrici, anestesisti, ginecologi e infermieri specializzati del Policlinico che ha operato per cinque ore ciascuna delle future mamme. I due interventi sono tecnicamente riusciti alla perfezione, anche se ora occorre attendere la nascita dei bambini, prevista tra fine agosto e inizio settembre: «L’obiettivo – chiarisce Enrico Ferrazzi, direttore della Ginecologia – è prolungare le gravidanze il più possibile. Con la certezza di aver dato una speranza in più, insieme a una migliore qualità di vita, a questi bambini». Che passeranno poi alle cure dei pediatri del Policlinico. Intanto, tra due settimane, i chirurghi fetali hanno in programma la terza operazione di spina bifida in utero, con la nuova tecnica.

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