Spese pazze al Pirellone, accolti 60 testimoni su 1.800 citati

Il futuro del processo milanese, perciò, si giocherà tutto su scontrini, ricevute, rendicontazioni e documenti analoghi

Il Pirellone

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Milano, 19 aprile 2016 - Sono circa una sessantina i testimoni chiamati a deporre nell'aula del processo ribattezzato "rimborsopoli" a carico di 56 consiglieri ed ex consiglieri regionali della Lombardia imputati con le accuse di truffa e peculato per le presunte "spese pazze" effettuate con i fondi pubblici destinati ai rimborsi dei gruppi consiliari del Pirellone. Lo hanno deciso oggi i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano che, tra le proteste degli avvocati delle difese, hanno tagliato la lista dei circa 1.800 testimoni citati dalle parti ammettendone, appunto, soltanto una sessantina. Una scelta necessaria per scongiurare il rischio prescrizione, quella presa dal collegio presieduto da Gaetano La Rocca che tuttavia ha accolto tutte le prove documentali chieste dalle parti.

Il futuro del processo milanese, perciò, si giocherà tutto su scontrini, ricevute, rendicontazioni e documenti analoghi. Lo testimonia la desposizione resa oggi in aula dal tenenete della Guardia di Finanza Domenico Siravo. L'ufficiale, che aveva condotto le indagini, ha elencato, una per una, tutte le spese "sospette" degli imputati, mettendo in luce quelle che per gli inquirenti rappresentano "anomalie" perchè non trovano alcuna giustificazione legata al mandato politico di chi le ha effettuate: consumazioni di alcolici in locali serali, pranzi e cene in ristoranti di lusso anche in periodi di vacanza e in località turistiche, spese in Esselunga, Autogrill, pasticceria e macelleria, armi e cartucce da caccia. Tutte "spese pazze" che, secondo le stime del pm Paolo Filippini, avrebbero provocato un danno di 3 milioni di euro per le casse della Regione.

Nell'elenco degli imputati compaiono anche i nomi di Renzo Bossi "il trota" e Nicole Minetti, una delle protagoniste del "sexgate" di Arcore e coinvolta nei processo sul caso Ruby, che tra l'altro avrebbe ottenuto il rimborso per l'acquisto del libro "Mignottocrazia" di Paolo Guzzanti. Emblematico, poi, il caso dell'ex capogruppo della Lega Nord Stefano Galli: per l'accusa, si sarebbe fatto rimborsare 6 mila euro per il ricevimento di nozze della figlia e avrebbe fatto ottenere al neo-genero una consulenza "fantasma", costata ai contribuenti lombardi 196 mila euro.

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