Molestie dopo la gita a Gardaland: "Spero che mia figlia riprenda un treno..."

Una delle mamme delle adolescenti molestate sul convoglio che da Peschiera del Garda le riportava a Milano si augura che superi lo choc

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di Marianna Vazzana

"Desidero che mia figlia recuperi la serenità. Che ricominci a fare la vita di sempre: a spasso con le amiche, in giro per la città, a scoprire posti nuovi. Che questa storia non le lasci addosso la paura e che continui a servirsi dei mezzi pubblici come ha sempre fatto. Vedo che più passano i giorni e più si rasserena: questo mi conforta". Parole di una mamma delle sei ragazze, quattro di Milano e due di Pavia, molestate sul treno regionale che dalla stazione di Peschiera del Garda avrebbe dovuto riportarle alla stazione Centrale di Milano dopo una giornata di divertimento trascorsa a Gardaland giovedì 2 giugno.

Le adolescenti si sono ritrovate in balìa di un branco di ragazzi e ragazze, molti nordafricani, che "affollavano la stazione, urlavano, saltavano, sputavano sui treni in sosta". Poi, una volta sul treno, "a bordo del quale sono saliti tutti quei ragazzi – hanno raccontato – siamo state palpeggiate e derise mentre cercavamo di raggiungere la carrozza di testa per chiedere aiuto". Con tutta probabilità, quella folla era parte degli oltre 2mila giovani che nel pomeriggio avevano invaso la spiaggia del Basso lago di Garda per un raduno annunciato con un video su TikTok e degenerato in una maxi rissa che ha reso necessario l’intervento della polizia in tenuta anti sommossa.

Dalla banchina, poco dopo le 17.30, le adolescenti hanno avvisato i genitori dei ritardi alla circolazione proprio per quei disordini.

Sua figlia è riuscita a contattarla mentre era sul treno?

"Sì. Mia figlia mi ha chiamata quando era a bordo del treno dicendomi che aveva un attacco di panico. Io ero preoccupatissima, temevo per lei e le amiche. Mi sono tranquillizzata quando le ragazze finalmente sono riuscite a scendere alla stazione successiva, a Desenzano, grazie all’aiuto di un giovane straniero che ha fatto spostare tutti coloro che tenevano bloccate le porte".

In che stato era, sua figlia, quando vi siete riabbracciate?

"Era sconvolta. Sul treno ha avuto un attacco di panico perché non respirava bene vista la calca e si è sentita in pericolo dopo i palpeggiamenti. Anche le amiche si sono sentite male, alcune sono svenute. Erano sole, e per fortuna sono rimaste unite tra di loro. Non potevano chiamare il 112 perché erano accerchiate e avevano paura che qualcuno potesse far loro del male. Un’altra ragazza è riuscita a chiamare il papà che si è attivato da lontano (senza ricevere supporto tempestivo dalle forze dell’ordine, purtroppo)".

Anche voi genitori avete fatto squadra?

"Sì. Ci siamo parlati fin da subito, pensando di denunciare la situazione. Una cosa del genere non deve accadere mai più: ci deve essere controllo nelle stazioni e sui treni, sempre. Sia nella quotidianità e sia nel caso di eventi annunciati sui social e non. Mia figlia e le amiche non hanno trovato nessuno, né un capotreno e né un rappresentante delle forze dell’ordine, che potesse aiutarle. A Desenzano il presidio della Polfer era chiuso già nel tardo pomeriggio".

Sul treno non c’erano telecamere. Pensa che si riuscirà comunque a risalire ai responsabili?

"Ho sentito, purtroppo... Sul treno non c’erano telecamere ma in banchina sì: mi auguro che grazie a quei filmati si riesca a individuare il branco".

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