Sparatoria a San Siro: la lite in strada, poi il colpo alla nuca

Gravemente ferito un uomo di 33 anni. Scontro per lo spaccio: caccia all’aggressore

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di Nicola Palma

Una lunga scia di sangue sul marciapiedi. Un giubbotto verde sull’asfalto e i fazzoletti tinti di rosso usati per tamponare la ferita alla testa. È da poco passata l’una, i poliziotti delle Volanti fanno luce con le torce per cercare i bossoli della prima sparatoria del 2021: alla fine ne troveranno cinque, tutti calibro 7.65. Dalle finestre di via Gigante qualcuno si affaccia: sembravano botti o colpi di una scacciacani, e invece erano proiettili veri esplosi per uccidere. Il raid a mano armata è andato in scena qualche minuto dopo la mezzanotte di ieri, tra le case popolari di San Siro.

A terra due uomini di origine marocchina, di 33 e 39 anni: il più giovane è il più grave, il vero bersaglio del blitz, colpito alla base del cranio; subito operato al Policlinico, la sua ripresa post-intervento lascia pensare che se la caverà. Il preludio poco prima davanti a un bar di piazzale Selinunte, poco lontano. Ci sono tre persone che discutono in maniera animata, forse per questioni legate allo spaccio in zona. A un tratto, due dei litiganti si azzuffano. Uno, con ogni probabilità un albanese o comunque un uomo dell’Est Europa ora ricercato dagli investigatori della Squadra mobile, non può permettersi di lasciar passare quell’affronto e promette vendetta. E in effetti rieccolo in strada, minaccioso e armato. Il trentanovenne nordafricano prova a far da paciere per difendere il connazionale, ma l’altro gli spara al ginocchio, come a dire: "Levati di mezzo". Il trentatreenne scappa, ma l’albanese lo insegue sparando per quattro volte e centrandolo nella regione occipitale, tra nuca e collo. Lo sparatore sparisce, le prime chiamate al 112 fanno scattare l’intervento delle forze dell’ordine. Inizialmente si pensa a una situazione legata ai botti di Capodanno e a potenziali problemi di ordine pubblico, tanto che in via Gigante arrivano anche gli agenti del nucleo di pronto intervento di piazzale Zavattari, dislocati lì dalla Questura (come in altri punti potenzialmente critici come Duomo, San Vittore e via Gola) proprio per far fronte in tempi rapidi a eventuali proteste, blitz estemporanei o assembramenti per fuochi d’artificio in quel quadrante della città. I primi accertamenti fanno subito capire che l’agguato non ha nulla a che vedere con petardi e festeggiamenti sopra le righe, bensì con un’aggressione armata in piena regola.

La caccia degli specialisti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì, potrebbe non essere lunga. Secondo quanto ricostruito finora, è possibile che il trentatreenne marocchino, che annovera solo precedenti per reati contro il patrimonio e non per stupefacenti, abbia iniziato a spacciare in zona di recente, entrando in conflitto per qualche ragione con l’albanese (l’altro nordafricano, che dovrebbe essere dimesso a breve, non avrebbe fornito indicazioni utili all’indagine). Poi il confronto violento la notte di Capodanno sulle panchine di piazzale Selinunte. E i cinque colpi in rapida successione.

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