Sos nidi, è caccia alle educatrici

L’appello dei titolari: "Mancano i candidati e la laurea non è una garanzia". Un’impresa le sostituzioni-lampo

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di Simona Ballatore

"Cercasi educatrice, disperatamente": l’sos è arrivato forte e chiaro ad Assonidi Milano, l’associazione di categoria che rappresenta gli asili nido e le scuole dell’Infanzia privati. "Primo segnale curioso: fino a settembre dello scorso anno periodicamente ci arrivavano curriculm di fanciulle. Poi c’è stata una moria", conferma Alessandra De Giuli, titolare del nido bilingue “Bi.Ni“ di Peschiera, dove all’improvviso una posizione è rimasta scoperta. "La normativa prevede che si possa assumere chi ha conseguito il diploma socio-psico pedagogico entro il 2017 o le laureate in Scienze dell’Educazione e della Formazione – spiega Alessandra –. Credo ci sia un buco temporale: le diplomate sono già tutte assunte, le laureate sono ancora poche". Dopo un colloquio dietro l’altro si è rivolta direttamente alle università, ha “bussato“ a Bergamo e in Bicocca cercando laureate “L19“. Unica soluzione-tampone: "Ho assunto una laureanda in Scienze dell’Educazione come ausiliaria che si va ad aggiungere alle tre educatrici, può sorvegliare i bambini mentre l’educatrice li cambia o dà loro da mangiare. Dà un sostegno materiale e nel frattempo la sto formando, nella speranza che si trovi così bene che una volta laureata scelga di rimanere qui come educatrice". Restano note di amarezza: "Persone con esperienza ma non qualificate che possono essere pagate col “voucher baby sitter“, laureate che non hanno empatia con i bambini, persone stupende che sarebbero educatrici fantastiche ma non hanno il titolo – ricorda la titolare –. Io sono attentissima alle regole, ho una laurea in Giurisprudenza e avevo aperto un nido aziendale prima di rilevare questa attività, ma qualcosa in questo sistema non funziona e va cambiato". Lo chiede anche Michela Dellabianca, del nido “Coccole & Giochi“, zona CityLife, dove la richiesta di servizi per l’infanzia è in costante aumento: 19 i bimbi accolti, lista d’attesa infinita e prenotazioni fino al 202324. Una delle ragazze che lavorava lì da tanti anni per motivi personali si è dovuta trasferire. "Quattro mesi di inferno per trovare una sostituta", fa i conti Michela, che a luglio sarà punto e a capo. "Per noi conta la qualità – sottolinea –. Il nido non è un parcheggio, abbiamo bimbi dai tre mesi in su, e nella nostra esperienza abbiamo visto laureate che non sono in grado di fare questo lavoro come si deve come pure diplomate in gamba che non posiamo più fare lavorare". Non sono mancati i paradossi: "Una ragazza si è diplomata a giugno 2017: non abbiamo potuto assumerla perché la norma indica maggio 2017 – scuote la testa –. Cosa cambia in un mese? Senza contare che ci si diploma a giugno".

Impresa ancora più ardua trovare sostituzioni una tantum: "Con contratto a chiamata si può fino ai 24 anni, ma se deve essere laureata è quasi impossibile". Le richieste di aiuto nella posta di Assonidi, che conta oltre 300 asili associati tra Milano e provincia con una media di 700 educatrici, si fanno copiose. "Premesso che per fare l’educatrice al nido devi prima di tutto amare i bambini e saper creare empatia con loro, e questo non lo garantisce nessun 110 con menzione – sottolinea il direttore Paolo Uniti –, sicuramente potrebbe aiutare anche una corrispondete busta paga che non sia gravata da costi aziendali". Perché c’è chi davanti a stipendi dopo la laurea intraprende altre vie e aspira a carriere più manageriali. "Lo Stato dovrebbe riconosce la professione di educatrice di nido come mansione socialmente utile – la proposta-provocazione – quindi con un costo impresa minore rispetto ad altri settori".

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