Smog oltre i limiti? Si lavora da casa. L’assessore all’Ambiente conferma

Come anticipato dal “Giorno”, la Regione Lombardia vuole inserire lo smart working tra le misure del Piano Aria

Ragazza con la mascherina contro l'inquinamento

Ragazza con la mascherina contro l'inquinamento

Milano, 18 settembre 2020 -  «L’emergenza Coronavirus ha fatto capire a molti, me compreso, come fosse già possibile ricorrere allo smart-working. Ora questa esperienza non deve essere buttata via. L’insegnamento lasciatoci dalla pandemia deve tornare utile per contrastare un’altra emergenza sanitaria: lo smog". Parole di Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’Ambiente, che, come anticipato su queste pagine, intende inserire lo smart-working tra le misure del Piano Aria, quelle che da ottobre a marzo scattano in automatico quando la concentrazione di Pm10 resta sopra la soglia di guardia per 5 giorni di fila.

Cattaneo, lo smart-working sarà in tutto pari ai divieti di circolazione dei veicoli inquinanti, quindi una misura temporanea, che scatti in automatico e sia d’obbligo rispettare? "Esatto. Regione Lombardia sta lavorando a questo obiettivo insieme alle altre Regioni del bacino padano: Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. L’idea è prevedere percentuali crescenti di smart-working al crescere dell’emergenza smog. I nostri protocolli prevedono due livelli di emergenza: il primo scatta quando si registrano 5 giorni consecutivi di superamento della soglia di guardia di Pm10, il secondo quando i giorni consecutivi di sforamento diventano 10. Per il primo livello di emergenza noi prevederemo una determinata percentuale di dipendenti da far lavorare in smart-working: ad esempio il 30% del totale. E una percentuale raddoppiata per il secondo livello".

La Regione può rendere obbligatorio lo smart-working? "Questo è un punto centrale, ovviamente. Non abbiamo potere coercitivo ma possiamo ambire ad una misura che sia cogente attraverso gli accordi che intendiamo sottoscrivere con le associazioni di categoria che partecipano a cadenza regolare al tavolo del Patto dello Sviluppo. Poi c’è il confronto col Governo: io e gli assessori di Piemonte, Veneto ed Emilia abbiamo pronta una lettera con la quale chiediamo all’esecutivo di rendere obbligatorio il lavoro da remoto nei giorni di emergenza smog. Il Governo deve replicare quanto deciso per la pubblica amministrazione. Speriamo in una risposta rapida anche se questo esecutivo non è mai stato puntuale nel dialogo con le Regioni: stiamo ancora aspettando i 12,5 milioni di euro stanziati un anno fa per gli incentivi auto".

Da quando il lavoro da casa sarà tra le misure antismog? "Questo inverno diverse imprese continueranno a ricorrerre autonomamente al lavoro da remoto ma proprio per questo è importante inserire il prima possibile questa misura nel piano antismog: sarebbe un errore disperdere la lezione lasciataci dalla pandemia".

Altre novità sul fronte smog? "Un’altra valutazione che stamo facendo è se inserire o no il blocco dei diesel Euro 5 privati tra le misure da applicare in caso di emergenza di secondo livello, quella più rara. In Lombardia i diesel Euro 5 privati, mezzi da lavoro esclusi, sono 500mila".

La Regione ora è meno sensibile alle ragioni dell’auto? "La Regione è per il partito del realismo. L’auto è una delle cause dello smog, non l’unica. In lockdown il traffico è calato del 90% e le polveri del 20%: mi spiego? Lo smart-working non potrà fare miracoli ma darà un contributo non trascurabile".  

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