Milano, l’archivio Coppola in dono alla Bicocca: "Così studio papà"

All'Ateneo i 579 fascicoli del superperito dello smemorato di Collegno. Il gesto d’amore del figlio Antonino

Paola Zocchi mostra alcuni preziosi documenti del Fondo Coppola fra cui le fotografie comparative dello smemorato di Collegno

Paola Zocchi mostra alcuni preziosi documenti del Fondo Coppola fra cui le fotografie comparative dello smemorato di Collegno

Milano 16 febbraio 2019 - Ha affidato all’università di Milano Bicocca tutto l’archivio del suo papà, Alfredo Coppola, lo psichiatra che per primo si occupò dello smemorato di Collegno. Tutti i venerdì Antonino torna fra quelle colonne di documenti, fotografie, relazioni, aggiunge pagina dopo pagina un tassello al “Fondo Coppola” e studia suo padre. «Quando l’ho perso ero piccolo, avevo 14 anni - racconta - oggi ne ho 76, l’ho conosciuto poco purtroppo, lavorava tantissimo. Da quando sono in pensione ho voluto ripercorrere i suoi passi, saperne di più di quell’uomo che tutti conoscono per lo smemorato di Collegno».

È ripartito proprio dalla città piemontese al centro del caso Bruneri-Canella. Nel 1926 venne pubblicata la foto di profilo di un uomo barbuto, con lo sguardo pensieroso, “Chi lo conosce?”. Giulia Canella alzò la mano pensando di aver ritrovato il marito scomparso in guerra, poi si fece avanti Rosa Negro: «È Felice Bruneri, mio marito». Ricercato dalle forze dell’ordine e pure dall’amante Milly. Il caso divise l’Italia intera: anche in anni più recenti il fascicolo è stato riaperto con l’ultima prova, quella del Dna. Fatto sta che la prima super perizia ha una firma: Alfredo Coppola. L’8 settembre del 1927 il professore della facoltà di Psichiatria dell’università di Torino depositò oltre 600 pagine e su incarico del tribunale valutò lo stato mentale dello smemorato, incontrando per dieci volte il “famoso paziente”. Novant’anni dopo il figlio Antonino portò con sé nella cittadella un libro del padre che non era stato distribuito per ripicca e ne portò un’altra copia all’Archivio storico della psicologia italiana dell’Università di Milano-Bicocca. Lì c’era la responsabile, Paola Zocchi. «Si è dimostrata subito interessata, l’ho invitata a casa per mostrarle quanto avevo su mio padre - racconta Antonino - il suo entusiasmo mi ha coinvolto. Donare l’archivio non era proprio nelle mie idee, io conservo tutto. Ma poi mi sono detto: a chi potrà servire tutto questo? Dove finirà? Ho due figli, che il nonno non l’hanno conosciuto anche se sono molto legati ai documenti di famiglia».

All’inizio sul tavolo c’era una proposta: lasciarli in concessione all’ateneo per 10 anni. Poi, nel settembre del 2015, Antonino prese la decisione, non certo facile: «Ho donato l’archivio. Prima di tutto non sarei mai stato in grado di mettere ordine a tutto, mio padre stesso non era molto ordinato, aveva una marea di cose, cartelle, cartoline da tutto il mondo. Ora non solo io posso studiarlo, ma anche i giovani, gli psichiatri di oggi hanno accesso ai suoi studi, possono riscoprirlo come me». L’archivio è stato riordinato dall’archivista Giorgio Sassi, inventariato, digitalizzato e pubblicato online: «Comprende documenti manoscritti e dattiloscritti e fotografie, per un totale di 579 fascicoli raccolti in 36 faldoni», spiega l’archivista, Paola Zocchi. È nel cuore del Centro interdipartimentale di ricerca Aspi - Archivio storico della psicologia italiana dell’Università di Milano-Bicocca, che si è costituito nel 2005. «Dal 2009 abbiamo iniziato un censimento degli archivi degli psicologi, degli psichiatri e in generale degli “scienziati della mente” grazie a una serie di convenzioni con la Direzione generale archivi del ministero per i beni e le attività culturali e in seguito grazie ad alcuni finanziamenti di Regione Lombardia - continua l’archivista -. L’obiettivo è la loro valorizzazione. Oggi il Polo di Archivio storico (Past) della Biblioteca di ateneo conserva 37 archivi, quasi tutti pervenuti tramite donazioni». Questo martedì è stato presentato anche uno degli ultimi lasciti: l’archivio della pittrice Nelia Massarotti (1918-1978), figlia dello psichiatra Vito Massarotti (1881-1959).

Di padre in figlio. «Gli eredi si affezionano a noi - racconta Zocchi - ci tengono ad essere presenti, si crea un legame forte». Ci sono stati momenti emozionantissimi in questi anni: «Ho scoperto aspetti che non conoscevo di mio papà - conferma Coppola -, dagli anni della guerra al lavoro: il suo tariffario era più basso degli altri a Palermo, si era fatto un po’ di nemici, da lui c’era la fila. Sapeva anche disegnare benissimo». Continua a studiare suo papà, Antonino, e va ancora a caccia di documenti: ora è a Palermo. «La dottoressa Zocchi mi ha consigliato di andare a cercare negli archivi dell’ospedale militare», sorride. Così, di venerdì in venerdì, aggiunge un nuovo tassello.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro