Simone Puzzolo: "Vi stupirò con effetti speciali"

Il vero artista di effetti speciali: dal 2001, nel suo laboratorio in via Pestalozzi

VULCANO Simone Puzzolo nel suo laboratorio; sopra, alcune delle sue creazioni

VULCANO Simone Puzzolo nel suo laboratorio; sopra, alcune delle sue creazioni

Milano, 28 luglio 2018 - Il vero artista di effetti speciali. Simone Puzzolo, dal 2001, nel suo laboratorio in via Pestalozzi 10, realizza - a mano, altro che stampante in 3D - sculture in polistirolo o modelli in resina o vetroresina comparsi in famosi spot pubblicitari e installazioni che non possono lasciare indifferenti. Un esempio? Il celebre rinoceronte in piazzale Cadorna, nel 2014, con la sagoma della testa dell’animale insanguinata, il corno tagliato e i nastri che ricordano la scena di un crimine. Ne hanno parlato giornali, tv e social: «Era per la campagna del Wwf contro il bracconaggio. La testa la feci con polistirolo e das, l’occhio con un bottone che avevo trovato a terra. Ma alcuni pensarono che fosse stato portato un animale morto in centro. Quanti commenti velenosi su Internet…».

Simone, 53 anni, nasce in un minuscolo paesino sull’Appennino, Bagno di Romagna. Il padre, Carmelo Puzzolo, docente all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, era un pittore e scultore. Da lui apprende i primi rudimenti. Simone però si diploma in viola al Conservatorio. In estate fa la stagione dei concerti. Gli altri mesi dell’anno comincia ad occuparsi di effetti speciali. Va a fare bottega da Vittorio Comi della “Plinko Password”: «Ho fatto il garzone per dieci anni per imparare bene il mestiere. Facevo avanti e indietro per l’Italia con il mio vecchio camper...».

Nel 1990 si trasferisce a Roma, dove diventa scenografo costruttore e decoratore. Tra i film “La via degli angeli” di Pupi Avati del 1999, ambientato nella Bologna degli anni ’20. Sul set c’è pure Carlo Simi, lo scenografo di Sergio Leone. Implacabile: «Per realizzare una balera dall’aspetto retrò per giorni ho passato uno straccio imbevuto di nero di scarpe su una parete in legno… Continuava a ripetere che dovevo riuscire ad invecchiarla di altri dieci anni...». Dello stesso regista “I cavalieri che fecero l’impresa”, ambientato nel 1200: «Mi sono divertito come un pazzo a fare macchine da guerra, scudi, archi e spade, usando il polistirolo e legno». Uscito nel 2003. Lo stesso anno in cui appare “Cantando dietro i paraventi” di Ermanno Olmi, dove realizza i modelli delle navi, per l’incantevole storia – vera – della piratessa cinese Ching.

«Molto diversi tra loro, Avati e Olmi, ma per me sono stati entrambi maestri. Mi hanno infuso fiducia nei miei mezzi». Nel 2001, per amore, si trasferisce a Milano. E qui scopre il mondo della pubblicità. Qualche esempio? Lo spot per lo yogurt Müller dove realizza i mockup (vale a dire riproduzioni) degli anellini di cioccolato: «Ben 150 in resina». Pochi lo sanno, ma durante le campagne pubblicitarie non si usa quasi mai il prodotto vero: «Le scene vanno ripetute più volte e sotto le lampade il cibo andrebbe presto in malora. Si usa una ricostruzione. Si parte da un modello in plastilina, fatto a mano, da cui si ricava lo stampo per riprodurre gli altri esemplari in resina. Di seguito si colora tutto a mano per bene». Oppure, nel 2014, lo spot per l’agenda Comix dove una testa di alce, realizzata proprio da Simone, è contesa da un giovane aristocratico e un anziano collezionista. Alla fine se la aggiudica proprio l’animale, privo di testa e venuto a riprendersela. «Fatto in polistirolo e rivestito con finto pelo».

Suo è anche l’asteroide comparso due anni fa in Darsena per Discovery Italia. «Era sempre in polistirolo e avvolto da luci di Natale, ricoperti di gelatina rossa. Come faceva a fumare? Con una semplice macchina del fumo, di quelle che si usano in discoteca». E ancora lo spot per l’Amaretto di Saronno, con la bottiglia che esplode e va in frantumi. «Le ho sparato io» dice Puzzolo, che è anche uno dei pochi esperti in Italia capace di maneggiare armi sui set.

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