Sequestrata in Kenya, catturato uno dei rapitori di Silvia Romano

Blitz della polizia keniota: ha partecipato al sequestro della cooperante milanese ancora nelle mani della banda

Silvia Romano

Silvia Romano

Milano, 12 dicembre 2018  Si stringe il cerchio attorno ai rapitori di Silvia Romano, la cooperante milanese sequestrata il 20 novembre con un raid nella scuola gestita dalla onlus Africa Milele a Chakama, nella contea di Kilifi in Kenya.

La polizia ha arrestato Ibrahim Adan Omar, l’“elegante” come l’aveva descritto un testimone dell’agguato. Sarebbe stato lui a procurare le motociclette con cui i sequestratori hanno portato via Silvia. È il portavoce della polizia amministrativa della contea di Tana River, James Akoru, a confermare l’arresto avvenuto a Bangale domenica sera alle 19 locali. È considerato «un uomo pericoloso». Un pregiudicato con legami coi trafficanti di avorio che oltrepassano il confine con la Somalia, e con capi qaedisti di Al Shabaab. Nel nascondiglio che lo ospitava, coperto da alcuni abitanti della zona, Odar aveva «un fucile AK-47 (kalashnikov, ndr), due caricatori e cento pallottole». È stato trasferito in carcere a Mombasa e tenuto sotto torchio: da lui gli investigatori contano di avere informazioni sulle condizioni di salute di Silvia e sul luogo dove è tenuta prigioniera dagli altri due ricercati, Yusuf Kuno Adan e Said Adan Abdi, su cui la polizia ha offerto una taglia di un milione di scellini (8.500 euro).

La task force formata da unità della polizia e dell’esercito ha isolato la foresta di Boni e le aree confinanti con le contee di Lamu, Garisa e Tana. Gli investigatori hanno ragione di pensare, sulla base di avvistamenti compiuti da alcuni pastori, che la giovane milanese sia ancora viva. E ritengono che i rapitori ancora latitanti potrebbero essere nascosti nella foresta o potrebbero aver trovato rifugio in una qualsiasi ‘manyatta’ - le comunità formate da gruppi di capanne - nella vasta regine di Garsen, nella contea del fiume Tana. «I rapitori sono nella contea del fiume Tana, hanno difficoltà a reperire mezzi di trasporto. Due loro motociclette, che sono state recuperate dalla polizia, si sono rotte nella foresta», dice un’anonima fonte investigativa al quotidiano ‘The Nation’. Resta escluso che rapitori e ostaggio siano arrivati in Somalia. «Aspettano che il caldo diminuisca per poter proseguire il loro viaggio», aggiunge la fonte. «L’operazione è stata ostacolata dalle condizioni meteo avverse e dalla rete stradale», spiega Bernard Leparmarai, comandante regionale. In questo quadro, diventano fondamentali le informazioni che possono essere fornite dai soggetti arrestati. Non soltanto Ibrahim Adan Omar ma anche un alto ufficiale del Kenya Wildlife Service (il servizio parchi) catturato nei giorni scorsi dopo l’arresto di un sergente sempre del servizio parchi e di suo fratello, sospettati di legami con i rapitori. «Non posso fare ulteriori commenti sulle indagini - aggiunge Leparmarai -. Lasciamo che la polizia faccia il proprio lavoro. Continuiamo a pensare che i rapitori siano criminali dediti all’estorsione, che potrebbero pensare di vendere la ragazza ai terroristi di Al-Shabaab».

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