Insulti a Silvia Romano, Scola cita il Vangelo: "Non giudicate e non sarete giudicati"

L'arcivescovo emerito di Milano condanna l'odio sui social: "Reazione strutturalmente sbagliata"

Il cardinale Angelo Scola

Il cardinale Angelo Scola

Milano, 13 maggio 2020 -  Sugli insulti a Silvia Romano "penso che la reazione di quegli italiani, che anche se hanno invaso i social mi auguro siano pochi, sia strutturalmente sbagliata. Al di là del caso particolare, identifica uno sguardo sull'altro che è sbagliato. Viviamo troppo nella presunzione di conoscere ciò che passa nel cuore e nella mente di una persona e che va a qualificare le sue scelte. Gesù ci ha detto nel Vangelo 'non giudicate e non sarete giudicati', che non vuol dire non farsi un parere culturale, sociale, politico e religioso su un fatto, ma saper stare teneramente alle soglie del cammino di una persona". Lo ha spiegato il cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, a Circo Massimo su Radio Capital.

"Non ho seguito analiticamente il caso, la genesi dell'impegno della ragazza e come le cose siano andate, ma penso - ha detto - che il primo elemento sia di gioia, perché una vita messa gravemente in pericolo è stata salvata, poi ci sarà il tempo di analizzare la situazione".A proposito del rapporto degli italiani con l'Islam, l'arcivescovo emerito di Milano ricorda che "una ventina d'anni fa, a Venezia, con personalità cristiane di varie confessioni e musulmane, ho fondato il centro Oasis per un dialogo tra cristiani e musulmani. Abbiamo cominciato a stampare una rivista in italiano, in inglese, in francese, in arabo e in urdu, e ho notato, con una certa tristezza, che nella maggioranza del nostro popolo non c'è una prevenzione, ma una grande ignoranza. Mentre questi strumenti che abbiamo preparato sono ben recepiti in Oriente e gli orientali, i membri del comitato scientifico, ci sostengono e ci aiutano, in Occidente conoscere meglio l'islam sembra non interessare se non a una minoranza di persone. Però - nota Scola - sono speranzoso nel senso profondo e nobile della parola, è giusto avere speranza in futuro buono, da questo punto di vista".  

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