Milano in festa per Silvia Romano: "Riscatto e Islam? Nessuno la giudichi"

Parroco e amici si stringono attorno alla volontaria. E la aspettano a casa tra applausi, striscioni e il suono delle campane

Festa al Casoretto per Silvia Romano

Festa al Casoretto per Silvia Romano

Milano, 11 maggio 2020 - Applausi, appena Silvia è atterrata all’aeroporto di Ciampino. Tutti uniti per salutarla da Milano, affacciati da balconi e finestre mentre le campane della chiesa suonavano a festa. Così il Casoretto, il quartiere in cui vive la ragazza, ieri alle 14 ha replicato il flash mob che sabato era nato spontaneamente dopo la notizia della liberazione.

La festa simbolica ha coinvolto altre zone. In più, si sono moltiplicati in città i cartelli di "bentornata", mentre uno striscione con la scritta "Silvia è libera finalmente" è comparso all’ingresso del parco Trotter, dove da bambina aveva frequentato la scuola. Alla gioia incontenibile si contrappone però la sorpresa di aver visto Silvia Romano con il capo coperto, vestita con un lungo abito tipico delle donne di fede islamica: un’immagine che ha spiazzato tanti. La cooperante avrebbe detto "Mi sono convertita all’Islam, è stata una mia libera scelta" agli 007 dell’Intelligence, spiegando di essere stata "trattata bene" dai sequestratori e di non aver subìto violenze nei mesi di prigionia nelle mani dei jihadisti di Al Shabab in Somalia. Il "velo", però, non cambia nulla per chi l’attendeva: "E anche se si fosse convertita? Scelta sua, nessuno ha il diritto di puntarle il dito contro – dice Ada La Corte, amica di Silvia – Io ho un figlio di 15 anni che sta facendo il ramadan. Rispondo a chi ha da ridire sul riscatto pagato: si spendono soldi per tante cose, non bisogna farlo per una vita umana?"

Dice la sua anche Daniela Todarello, amica di famiglia: "Non mi ha fatto effetto vederla così, è sempre stata una ragazza che sa adeguarsi all’ambiente che la circonda e, questa esperienza, solo lei sa come l’ha vissuta". Anche il parroco della chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia, che ieri per la seconda volta in poche ore ha fatto risuonare le campane per Silvia, invita ad avere "grande rispetto per ciò che ha deciso e vissuto", ricordando che Silvia "per un lungo anno e mezzo ha rischiato ogni giorno la vita. Nessuno di noi sa cosa significhi essere rapiti, in costrizione psicologica, e poi il concetto di conversione per l’Islam è più ‘contrattuale’: ti impegni ad osservare determinate regole e questo ti garantisce protezione".

L’imam Yahya Pallavicini si è detto "disponibile e contento di accoglierla sia come cittadina italiana sia eventualmente come credente. Se ha avuto una sensibilità profonda, consapevole e onesta che l’ha avvicinata alla religione islamica, c’è solo grande rispetto. Se invece la conversione non è consapevole né onesta, ci dispiacerebbe". Il sindaco Sala ha lanciato il suo messaggio quotidiano vicino al totem sistemato fuori da Palazzo Marino con la scritta “Silvia Romano libera”: "Era un auspicio, è realtà, per cui potremo riportare all’interno questo cartellone, cosa che non faremo purtroppo con lo striscione che chiede verità per Giulio Regeni". Il sindaco ha letto una frase della ragazza: "Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona. C’è tutta Silvia in queste parole".

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