Milano, Sos siccità: "Alto rischio di desertificazione"

L’allarme di Ispra: tra i danni da calcolare, c’è anche la perdita di capacità del suolo di produrre cibo e proteggere la biodiversità

I fiumi in secca

I fiumi in secca stanno lasciando ampissime porzioni di territorio totalmente prive di vegetazione

Milano, 26 giugno 2022 - Non ci sono solo i 2 miliardi di euro di danni stimati dagli agricoltori come effetto della grande siccità che sta coinvolgendo il bacino del Po e tutto il Nord Italia. Nel conto, va messo un costo più difficile da quantificare, l’aumento del rischio di desertificazione, ovvero il degrado del suolo, nel senso di perdita della capacità di fornire servizi ecosistemici (cibo, ma anche legno, fibre, processi geochimici, contenimento dello scorrere dei fiumi, protezione della biodiversità). Secondo Ispra, il 28% del territorio nazionale ha già segni evidenti di desertificazione, soprattutto nelle regioni del Sud, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. L’annuario dei dati ambientale del 2016 collocava la Lombardia tra le regioni con grado di vulnerabilità ambientale medio-alto per una percentuale tra il 10 ed il 25% del territorio.

«Siccità e desertificazione sono fenomeni non sovrapponibili, ma che si intrecciano – chiarisce Anna Luise, responsabile struttura di missione sulle tematiche globali di Ispra –. Questa siccità (la sesta nel bacino del Po negli ultimi 20 anni, ndr ) aumenterà il rischio di desertificazione. Purtroppo abbiamo fortemente ridotto la capacità del suolo di recuperare le sue funzioni dopo un evento di siccità, per cui l’aumento della durata e della frequenza della carenza d’acqua influisce negativamente sulle aree già degradate. Si può recuperare, ma non è facile". Per ora l’unico strumento per la tutela del suolo è la convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e agli effetti della siccità, redatta dopo Rio 1992.

«Nell’ultimo incontro a fine maggio, in Costa d’Avorio – conclude Luise – si è fortemente preso in carico la siccità come aggravante della desertificazione, che è anche causa delle migrazioni dal Sul del mondo". Due le cause principali della desertificazione. "C’è la pressione dell’uomo non sostenibile, ovvero sfruttamento eccessivo del suolo, contaminazione delle falde, agricoltura non rispettosa del ritmo e degli equilibri. E ci sono le condizioni meteo-climatiche, soprattutto lo scarso apporto di risorse idriche e le alte temperature". Alle nostre latitudini, segnali di desertificazione sono i suoli erosi (la cui salute è peggiorata dalle piogge intense, che dilavano la terra diventata polvere), ma anche la salinizzazione e il consumo di suolo. "Cosa fare? Bisogna investire su due livelli: il monitoraggio e il recupero delle aree già degradate, perché solo così si può evitare ulteriore degrado", sottolinea Luise. Un aspetto da mettere in conto quando sarà superata l’emergenza siccità di questa estate.

 

 

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