"Siamo pronti a fare i tamponi a chi scappa dalla guerra"

Aperti dal 3 giugno i due hub gestiti dalla coop hanno somministrato più di 250mila fiale

"In cinque ore siamo in grado di sottoporre al tampone un pullman di profughi". Anna Pozzi, vicepresidente di Iniziativa medica lombarda, la cooperativa di medici di famiglia che si occupa per conto di Ats dei centri vaccinali della Martesana, ha già rodato la formula sul campo. A Cassina, con il bus di ragazzi e accompagnatori arrivato dal confine con il Donbass quasi due settimane fa in fuga dalle bombe russe: "Una cinquantina di persone che abbiamo controllato appena messo piede in città. Il Comune ci aveva chiesto la disponibilità e noi ci siamo subito rimboccati le maniche. Siamo pronti a rifarlo". Esattamente come è successo con la campagna di massa anti-Covid. Aperti dal 3 giugno scorso, i due hub gestiti dalla coop, Basiano e Vimodrone, hanno somministrato più di 250mila fiale, "lavorando senza sosta, feste comandate comprese". Un modello che "può essere utilizzato anche adesso per l’emergenza umanitaria", chiarisce Pozzi. Con un centinaio di camici in servizio "siamo arrivati anche a 1.200 iniezioni al giorno a Basiano e un migliaio a Vimodrone che si prepara a chiudere. Il 31 marzo sarà l’ultimo giorno del servizio nel vecchio municipio". Resterà aperto solo Basiano pronto a ringranare la quarta "se servisse la quarta dose in grandi quantità". I vaccini "sono stati un’esperienza che ha lasciato il segno: abbiamo combattuto una battaglia senza quartiere contro il virus proteggendo migliaia di persone dall’infezione - sottolinea il vicepresidente -. Ma è stato anche un importante lavoro di squadra con un’eredità che metteremo a frutto: la condivisione". I medici di famiglia, in trincea fin dalla prima ondata, non hanno esitato a rimettersi a disposizione dei pazienti "quando, finalmente, sono arrivati i sieri, i soli scudi contro un nemico invisibile che ha fatto migliaia di vittime". "Siamo usciti dai nostri studi per entrare in una dimensione collettiva negli spazi messi a disposizione da sindaci e parrocchie, anche con le istituzioni la sintonia è stata perfetta. Ne è uscito un paradigma prezioso che speravamo di non dover più utilizzare, ma la guerra in Ucraina ha aperto un altro capitolo straordinario nella vita di tutti noi. E di fronte a chi non ha più nulla - conclude la dottoressa - siamo pronti a fare la nostra parte".

Barbara Calderola

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