"Sì al robot chirurgo, ma va governato"

Interrogazione del radicale Usuelli sul caso dell’Asst Santi. La Moratti: abbiamo dato regole chiare, acquisizioni centralizzate

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Mentre un attacco hacker faceva riscoprire ai radiologi del Fatebene-Sacco le Tac più vecchie, meno dipendenti dall’informatica, a qualcuno è venuto in mente il nome di una band berlinese di culto: Einstürzende Neubauten, edifici nuovi che crollano. Al di là di situazioni straordinarie, che l’innovazione tecnologica in medicina sia positiva purché impiegata con appropriatezza, pensando ai reali benefici per i pazienti, l’ha ricordato ieri al Pirellone il consigliere di +Europa (e medico) Michele Usuelli, con un’interrogazione sull’"uso razionale e coerente della chirurgia robotica in Lombardia".

La sua domanda nasce da un caso che riguarda un’altra Asst, la Santi Paolo e Carlo: "Sembrerebbe siano in corso di acquisizione al San Carlo", con "comodato d’uso via partnership con l’università che consente di aggirare le procedure di gara ma non porta risparmi, comportando elevati costi per i kit monouso" a carico delle strutture sanitarie, "un nuovo robot per la chirurgia robotica vertebrale e un ulteriore robot Da Vinci". Con quello del San Paolo, "l’Asst passerebbe a tre", osserva Usuelli.

E aggiunge che a febbraio l’azienda ha pubblicato un bando ex articolo 15-septies, "teoricamente riservato a esigenze urgenti", per un ortopedico esperto in chirurgia vertebrale complessa "con tecnica robotica". "Siamo entusiasti sostenitori della chirurgia robotica per il miglioramento della qualità di cura", ha chiarito Usuelli, ricordando però che il suo impiego nella chirurgia vertebrale complessa è ancora "controverso" e soprattutto che occorre "una pianificazione e una regìa regionale per governarne i costi, gli investimenti e la diffusione". E chiedendo all’assessore al Welfare Letizia Moratti quale sia il piano della Regione per razionalizzare una situazione che nel 2019 appariva "a macchia di leopardo, da centri con 60 a centri con mille interventi l’anno".

Il piano c’è, ha assicurato Moratti, e proprio da quell’analisi del 2019 si è arrivati, a novembre 2021, a fissare i criteri per valutare le richieste di acquisire o sostituire robot negli ospedali lombardi, e anche il loro "ricollocamento presso altre aziende", qualora non fossero rispettati. "La Direzione Welfare ha chiesto" alle strutture dotate di robot "la verifica dei requisiti e un’ipotesi programmatoria per raggiungere i target", cioè almeno 250 interventi l’anno per macchina e di utilizzarla per almeno due discipline. Quanto all’Asst dei Santi, spiega Moratti, è stata scelta insieme al Niguarda come sede di un centro di formazione per la chirurgia robotica, e inoltre incaricata di "definire i contenuti" di uno studio per "il monitoraggio di volumi ed esiti nell’ambito di tutte le competenze specialistiche".

Ma l’Asst dei Santi, come il Niguarda, "avrà a regime due sistemi di chirurgia robotica, da utilizzare in entrambi presidi", San Paolo e San Carlo; e "per le procedure di acquisizione del secondo" robot in entrambe le Asst, così come "per l’eventuale sostituzione dei robot obsoleti in tutte le altre", si attiveranno "procedure centralizzate di concerto con Aria", ha assicurato l’assessore. Una risposta "in parte soddisfacente" per Usuelli, che chiede però a Moratti di alzare sia la soglia dei 250 interventi annuali per robot, sia le specialità per cui utilizzarlo, "almeno tre". Giulia Bonezzi

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