Sgarbi: «I Bronzi di Riace vengano a Milano. Deve intervenire l’antimafia»

Vittorio Sgarbi, ambasciatore delle Belle arti per Expo, argomenta la sua proposta che ha ricevuto il "no" dalla Regione Calabria

I Bronzi di Riace

I Bronzi di Riace

Milano, 30 luglio 2014 - «Chi vuole vedere i Bronzi prenda l’aereo e venga in Calabria». Ieri una levata di scudi ha accolto la proposta di Vittorio Sgarbi, nominato ambasciatore regionale delle Belle arti per Expo, di portare i Bronzi di Riace a Milano nei sei mesi dell’Esposizione universale del 2015. A cominciare dalle parole della coordinatrice regionale di Forza Italia, Jole Santelli, che ha invitato i turisti ad andare in Calabria a contemplare i capolavori. Una sfilza di «impossibile», «non si possono muovere», dal presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, al numero uno di Confindustria Turismo, Giuseppe Nucera, ha replicato al critico d’arte. Nel frattempo oggi Roberto Maroni tasterà il terreno con il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. «È un’operazione difficile che va costruita», ha detto il governatore lombardo. Oltre ai Bronzi, Sgarbi vuole anche aumentare il numero di ingressi al Cenacolo di Leonardo a Milano, allungando l’orario di apertura fino alle tre di notte. Di seguito, pubblichiamo un intervento del critico, che ha voluto condividere le ragioni della sua proposta.

di Vittorio Sgarbi

Non c'è dubbio che, per risolvere la questione, occorre l’antimafia. La questione dei Bronzi di Riace sequestrati a Reggio Calabria da un’associazione a delinquere, nella quale concorrono lo Stato, nella concezione privatistica del patrimonio tutelato dalle sovrintendenze (intendendo con ciò la personalissima posizione dei sovrintendenti), il sindaco (che non c’è perché il Comune è commissariato), il presidente della Regione (che non c’è perché il presidente è stato condannato e costretto a dimettersi), i cittadini ipnotizzati con l’intimidazione e il terrore di chi gli fa intendere che i Bronzi, esposti altrove, non torneranno più a casa, ovvero che sono fragili; ovvero che sono l’attrattiva turistica più importante e che la città e la regione sarebbero depauperate di una attrattiva fondamentale. Tutte menzogne, nell’espressione d’impotenza e tradimento dello Stato. Andiamo con ordine.

I Vronzi di Riace sono di proprietà dello Stato, non appartengono né al Comune, né alla Regione. Esattamente come «La Primavera » di Botticelli e «l’Annunciazione » di Leonardo agli Uffizi. Se per un accordo internazionale - e sommamente internazionale è l’Expo - gli Uffizi decidono di inviare in America «l’Annunciazione » di Leonardo, la decisione spetta esclusivamente al direttore e al sovrintendente e, in ultima istanza, comunque prevalente, al ministro, sentito o ignorato il comitato di settore competente (ma consultivo). Dunque lo Stato centrale dispone, in modo esclusivo, dei propri beni. Michelangelo, Raffaello, Leonardo compresi. Beni non inferiori per importanza e delicatezza ai Bronzi di Riace.

Matteo Renzi, sindaco, non poteva in alcun modo condizionare la decisione del prestito. Renzi premier sì, attraverso il ministro dei Beni Culturali, senza alcuna trattativa o compromesso. La trattativa con gli enti locali ha un carattere squisitamente mafioso, attribuendo un potere decisionale a chi non l’ha e configurandolo sotto specie di ricatto, materiale e culturale. Da questo punto di vista i Bronzi di Riace si sottrarrebbero, nella percezione di taluno, alla potestà propria e indiscutibile dello Stato, giuridicamente definita, in nome delle condizioni di vessazione e umiliazione patite dalla Regione, da parte di uno Stato assente, che le darebbero un credito anche su ciò che non le appartiene.

Per questo l’intervenire sui Bronzi, in assenza di autorità investite di ruoli, peraltro non interferenti, come il sindaco e il presidente della Regione, da parte di soggetti come il presidente del Consiglio regionale calabrese o parlamentari locali, appare insensato, come per un’alterazione della visione, di attori, letteralmente, di incompetenti. Infatti il sindaco di Milano o il presidente della Regione Lombardia non avrebbero, e non hanno, alcun titolo per interferire sulla decisione della sovrintendenza di Brera, bene dello Stato, di prestare per una mostra il «Cristo morto» di Mantegna.

Ma, superato l’argomento dell’incompetenza funzionale, passiamo ad analizzare quello, nel caso di specie sollevato dai titolari della responsabilità diretta, i sovrintendenti, delle condizioni delle statue, ritenute fragili e a rischio di trasferimento. L’argomento fu usato anche per negare il prestito del sopra ricordato «Cristo morto» di Mantegna, ma una perizia voluta dal ministero portò a conclusioni opposte. È infatti conseguenza di una deformazione pseudoscientifica della conservazione, la valutazione del rischio applicata ai Bronzi di Riace.

In realtà i due Bronzi hanno dato prova di resistere in condizioni particolarmente difficili, restando sott’acqua, quasi 2500 anni. Nessun oggetto, di qualsiasi materiale, e nessuna persona, sarebbero potuti uscire in uno stato di conservazione quasi miracoloso, come i Bronzi. Mio padre, mia madre, mia sorella sono infinitamente più fragili e molto più a rischio negli spostamenti. D’altra parte non si capisce con quale criterio, forse perché lui danzante e loro immobili, abbia potuto girare il mondo in lungo e in largo, il fauno di Marsala, della stessa epoca e non in migliore stato di conservazione. Il bronzo è il materiale più resistente agli agenti esterni e ai viaggi.

Inutile ricordare gli esempi, dal Marco Aurelio al Colosso di Barletta, al Gattamelata, al Colleoni, ai Cavalli del Mochi, a tutti i monumenti equestri. Il bronzo è aere perennius, ed è certamente più dannoso un ennesimo restauro (il terzo dopo la scoperta) di un viaggio. L’ultimo argomento è ancora più risibile: bisogna venire a vedere i Bronzi in loco. Sono 33 anni che lo si fa, dopo la grande ouverture voluta da Pertini al Quirinale nel 1981.

Da 32 anni i Bronzi non si muovono, ma sono stati 1700 giorni distesi nelle stanze del Palazzo della Regione Calabria mentre si restaurava la loro costosissima casa. Nessuno in quel periodo si è lamentato della sottrazione dei Bronzi al circuito turistico con la forzata deviazione nell’infelice sede provvisoria. In realtà, anche nella più ottimistica proiezione dei dati, nella nuova, ancora incompiuta, sede, il flusso turistico, sempre molto contenuto, è rilevante soltanto nel periodo estivo (intorno ai 30.000 visitatori), mentre nei mesi tra ottobre e aprile non supera le 10.000 persone. È evidente a tutti che, per quanto bella, Reggio Calabria non è Roma benché la destinazione stabilita dalla legge dello Stato nel museo nazionale della città capoluogo, sia corretta e indiscutibile; ma questo non toglie che, nei mesi morti, anche con cadenza quinquennale, in luoghi come il Louvre, il Metropolitan, il Museo di Pechino o l’Expo, essi potrebbero avere in pochi mesi qualche milione di visitatori.

Ipotizziamo all’Expo un milione di visitatori in cinque mesi, a 15 euro, che, acconsentendo al pur non obbligatorio «pizzo» calabro, agli enti locali, nella misura di un terzo, frutterebbe 5 milioni di euro. Con sei uscite in vent’anni, ritornando in Calabria, essi si ripagherebbero la loro costosissima sede e avrebbero, nei mesi attivi, un ritorno di ciò che hanno seminato nel mondo. Durante la loro assenza, lo Stato attraverso il Fec, Fondo Edifici di Culto del ministero degli Interni (che dovrebbe occuparsi appunto di combattere la mafia) senza depauperare alcun museo, potrebbe offrire in cambio due competitive e attraenti tele di Caravaggio.

Nel caso dell'Expo, i Bronzi sarebbero la più importante immagine dell’Italia davanti agli altri Paesi, e la più alta e nobile testimonianza della Calabria. Un’immagine assolutamente positiva contro tutte le mafie. Di più: escludo che qualunque visitatore dell’Expo, contrariamente a quello che qualche illuso pensa, faccia il viaggio in Calabria per vedere i Bronzi di Riace. Chiuso nel recinto dei padiglioni di questa rappresentazione deformata di Milano, a malapena, se troverà il biglietto, visiterà il Cenacolo di Leonardo.

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