Sfila la rabbia no vax: novemila invadono il centro

Dal presidio non autorizzato al corteo dal Duomo a Palazzo Marino, poi il blitz in Tribunale. Slogan contro Draghi, svastiche e insulti

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di Giulia Bonezzi e Nicola Palma

"Noi facciamo quel che vogliamo", scandivano. Ieri pomeriggio, il presidio non autorizzato contro il green pass è subito mutato in corteo (proibito tout court dalle norme antiCovid), e diverse migliaia di manifestanti hanno attraversato per qualche ora il cuore della città. Una protesta lanciata dal canale Telegram "Basta dittatura" e celebrata in contemporanea in 80 città. A Milano erano novemila nel momento di massimo fulgore, poco dopo le 17.30, quando, cessata la pioggia, il serpentone è partito da piazza Fontana alla conquista di piazza Duomo e poi della Galleria, ha assediato Palazzo Marino protetto da un cordone di carabinieri (ai quali non sono stati risparmiati epiteti come "servi" e "m..de") per poi tornare indietro.

Un peregrinare scortato e sorvegliato dalle forze dell’ordine, che a un’ora dalla partenza, di nuovo in piazza Fontana, si divide: qualcuno chiede "Dov’è il tribunale?" e partono in quattromila, si fermano mezz’ora davanti al Palazzo di Giustizia sotto gli occhi attoniti di una troupe che sta girando una fiction, poi rientrano alla base per ricongiungersi col resto del presidio che meditava di dirigersi su corso Buenos Aires, ma è stato dissuaso dai funzionari di polizia. La scorribanda si conclude verso le otto di sera in piazza Duomo. Per tre ore i no vax hanno gridato la loro rabbia contro l’obbligo di esibire il certificato verde (che si ottiene facendo un tampone, guarendo dal Covid o vaccinandosi) introdotto dal Governo dal 6 agosto per l’accesso a una serie di attività ludiche (concerti, stadi, palestre, sedersi all’interno di bar e ristoranti), allo scopo di evitare di chiuderle per tutti: ieri in Italia si sono contati 5.140 nuovi contagiati dal coronavirus di cui 574 in Lombardia, anche se le vittime sono state 5, e nessuna lombarda, grazie ai vaccinati. Tuttavia i dimostranti considerano il certificato verde un attentato ai loro diritti civili, scandiscono "Libertà" e "Costituzione" accanto a "Draghi vaffa", "Giù le mani dai bambini", "Chi non salta Burioni è"; alzano striscioni in cui il green pass è associato a una svastica e qualcuno porta stelle gialle sul petto, un paragone con la persecuzione degli ebrei che fa rabbrividire diversi passanti.

Altri invece applaudono, qualcuno si unisce al corteo in cui l’età media è decisamente over 40, scarsissimo è l’uso della mascherina, e l’appartenenza politica è la più varia, tanto che in piazza Duomo scoppia un alterco tra una dimostrante che grida "Fascisti" e un altro che ostenta il saluto romano. Intanto il corteo intona l’inno nazionale, in un angolo una donna si sente male (probabilmente per il caldo, poi si riprenderà) e alcuni compagni di lotta chiedono a gran voce un’ambulanza.

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