Sesto, ha ucciso il padre: l’ombra della depressione che preoccupava i genitori

Il medico di base aveva prescritto a Gianluca Loprete tre visite psichiatriche. Antonio aveva però rassicurato l’ex moglie: "Mi disse che erano andate bene"

La vittima Antonio Loprete

La vittima Antonio Loprete

Sesto San Giovanni (Milano) -  Dal medico di base Antonio Loprete era andato più volte per chiedere una visita psichiatrica per il figlio Gianluca, che ora è accusato di averlo ucciso e smembrato. Era uscito ogni volta con l’impegnativa e con la preoccupazione che potesse avere la sua stessa patologia: quella depressione che faceva chiudere in sé stessi e lo teneva lontano da tutti, anche dagli amici. I primi campanelli d’allarme li aveva avuti proprio Antonio. Era preoccupato e lo aveva detto anche all’ex moglie, che vive in Austria. Poi, però, l’aveva anche rassicurata: "Gianluca aveva fatto due visite, ma Antonio mi aveva detto che erano andate bene", aveva raccontato la donna ai carabinieri.

Il 57enne aveva riconosciuto nel figlio i suoi stessi sintomi: l’isolamento, la rassegnazione, il non voler studiare e non riuscire ad andare a scuola, così come lui non aveva più le forze per andare al lavoro. Gli inquirenti hanno ascoltato i colleghi del dirigente alla filiale milanese di via Cusani della Bmp, che lo hanno dipinto come "una persona normalissima", che nell’ultimo periodo stava facendo assenze più o meno lunghe ed "era molto cambiato". Negli ultimi due mesi la depressione si era aggravata tanto che Antonio si era preso un’aspettativa. Anche Gianluca ormai faceva fatica ad avere una routine stabile. A settembre si era iscritto ai corsi serali del Cartesio del complesso scolastico del Parco Nord, dove viene ricordato come un ragazzo "dagli atteggiamenti un po’ strani". Si perdeva spesso tra i pensieri, mentre stava al banco, e aveva forti sbalzi d’umore. Mentre i militari stanno ancora cercando di ricostruire il quadro clinico, che vede un ultimo accesso al Cps a marzo, si cercheranno ora altri elementi nel materiale elettronico che è stato sequestrato a casa: chat e messaggi, per verificare se Gianluca avesse manifestato l’intenzione di uccidere il padre, ma anche le ultime visualizzazioni sul web.

Lo studente resta in carcere a Monza. Dopo la chiamata con la confessione al 112 ("Correte, ho ammazzato mio padre. Ho fatto una cazzata"), ha pronunciato poche parole solo in caserma a Sesto. "Abbiamo discusso", ha detto ai carabinieri prima di chiudersi in un mutismo che dura da domenica mattina, quando nell’appartamento di via Saint Denis è stato scoperto il cadavere sezionato del padre, su cui oggi si attende l’esito dell’autopsia.

 

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