Baristi assolti dopo 8 anni per la lite con un cliente. Non era ferito, aveva un tumore

A due giorni dalla prescrizione, dichiarata innocente la famiglia del titolare accusata di lesioni aggravate in concorso a causa di una prognosi legata però alla malattia

Liu Leilei, il barista coinvolto nel lunghissimo processo

Liu Leilei, il barista coinvolto nel lunghissimo processo

Sesto San Giovanni (Milano) - Otto anni di attesa. Interminabili anni di perizie, udienze e di relazioni da parte dei legali per cercare di fare chiarezza su un caso di cronaca dai risvolti davvero incredibili. Ieri, a soli due giorni dalla data di prescrizione del reato, il tribunale di Monza ha assolto un’intera famiglia di cittadini cinesi, titolari di un bar in piazza Rondò a Sesto San Giovanni, ingiustamente accusati di aver aggredito un loro cliente.

La sentenza del giudice Marta Policcino ha fatto chiarezza su un caso che risale al 3 dicembre del 2013, quando un uomo, di origine tunisina, era entrato nel bar di piazza Rondò e aveva avuto una discussione con la moglie del titolare, una donna oggi 34enne, che a quel tempo era incinta. Il cliente le aveva lanciato in faccia delle monete, ma pochi minuti dopo era tornato, e aveva avuto una colluttazione con il marito della donna e con i loro genitori. Una lite che si era conclusa con spintoni e con il lancio di una sedia di plastica che aveva colpito in testa l’avventore. In ospedale gli erano state riscontrate lesioni guaribili in 8 giorni, ma visitandolo i medici avevano anche scoperto che era affetto da una forma di tumore al cervello, per questo la sua prognosi era salita fino a 40 giorni.

"Quel referto ha dato vita a un caso da incubo per i miei clienti – spiega l’avvocato Renato Maturo, che ha difeso la famiglia –. A causa di una prognosi così elevata, l’intera famiglia è stata rinviata a giudizio per lesioni aggravate in concorso. Rischiavano pene severe e un risarcimento danni enorme. In realtà nessuno aveva analizzato il referto e soprattutto non era stato contestualizzato il motivo della lite". Sono stati necessari 8 anni e 20 udienze, oltre a una serie di perizie e di accertamenti disposti dall’avvocato Maturo per riuscire a dirimere la matassa. "Abbiamo scoperto che la prognosi per le conseguenze della lite era ridottissima, e che proprio grazie a quell’accesso al pronto soccorso l’uomo aveva scoperto di essere affetto da un’altra patologia ben più grave. La perizia che abbiamo eseguito dice chiaramente che la prognosi di 40 giorni non era legata in alcun modo agli effetti della lite. Soprattutto abbiamo dimostrato che la famiglia aveva agito in quel modo per difendere la donna dalla reazione violenta del cliente".

Dunque la lite, forse, ha in qualche modo contribuito a salvare la vita al tunisino che altrimenti non avrebbe scoperto la patologia che lo affliggeva. Inoltre, il processo ha scagionato una quinta persona, il titolare della licenza di tabacchi che, in seguito alla lite, si era presentato nel locale per sincerarsi dell’accaduto e che era stato erroneamente accusato di aver preso parte alla rissa. "Siamo contenti di essere riusciti a dimostrare l’estraneità di tutti dai fatti, perché se il processo fosse andato in prescrizione, sui miei clienti sarebbe sempre rimasta l’ombra di un dubbio".

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