Sesto, nell'ex Stalingrado gli operai non sono più quelli di una volta: "Voteremo Meloni"

Nella città simbolo del lavoro e delle grandi fabbriche degli anni '60 e '70 si guarda destra

Operai al lavoro

Operai al lavoro

Dal rosso al verde Lega, fino al blu con la fiamma tricolore di Fratelli d’Italia. Sfumature cromatiche, passando attraverso il giallo un po’ sbiadito del M5s e il bianco dell’astensionismo e della disillusione, nella ex Stalingrado d’Italia. A Sesto San Giovanni, città che ha legato la sua storia a quella dell’industria italiana, con nomi come Falck e Breda, le tute blu sono ormai rare. E tra gli operai superstiti il vento tira verso destra. Il travaso di voti nello storico bacino elettorale della sinistra, dagli anni ‘90 verso Forza Italia e poi verso la Lega, è storia. Ora una nuova migrazione potrebbe avvenire dalla Lega verso FdI, che corre nei sondaggi.

Con i suoi circa 300 dipendenti, la francese Alstom è una delle ditte più grandi rimaste in una città di 80mila abitanti che fu la capitale della classe operaia e delle sue lotte, insignita per la Resistenza partigiana. In via Fosse Ardeatine si producono sistemi di trazione per i treni. "Lo spostamento a destra è stato un processo lento e irreversibile", spiega Enrico Barbanti, storico delegato Fiom-Cgil alla Alstom, 32 anni di fabbrica. "Un travaso di voti Lega-FdI è possibile – prosegue – io andrò alle urne perché l’ho sempre fatto, ma non so a chi dare la preferenza. Non ho mai votato Pd, voterò alla sua sinistra o farò scheda bianca. A furia di turarmi il naso non ho più aria".

Nei bar dai menu anti-crisi, per le pause pranzo di operai di piccole imprese e artigiani, il tema che fa presa è quello economico. L’emergenza sbarchi sembra relegata al passato. "Non voto, nessuno mi rappresenta", dice un 50enne. "Alle ultime elezioni ho scelto Lega – spiega Maurizio Giordano – adesso forse voterò FdI. Ho apprezzato le scelte della Meloni". Marco Grassi riassume la preoccupazione di tanti: "Dovranno mettersi a lavorare. Poi, secondo me, hanno sbagliato a far cadere Draghi".

Il sindaco di Sesto, il leghista Roberto Di Stefano, nel 2017 ha espugnato l’ex roccaforte rossa. "La sinistra da tempo ha abbandonato strade e luoghi di lavoro – spiega – Salvini e Meloni riescono a intercettare i bisogni". Stefano Maullu, coordinatore di FdI, sottolinea che "il voto per noi è trasversale. D’altra parte l’operaio modello Cipputi non esiste più".

Gli effetti di un clima di tensione, però, si sono fatti sentire a maggio, quando la sede era stata imbrattata con la scritta “Walter Alasia sindaco”, in riferimento al brigatista. Sesto, tra l’altro, ora ospita anche la sfida al Senato fra Emanuele Fiano (Pd), figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, e Isabella Rauti.

"Il nuovo Governo – riflette Vittorio Sarti, segretario Uilm – dovrà affrontare subito i problemi. Noi non facciamo il tifo per nessuno, e non faremo sconti a nessuno". Spostando la sguardo dalle tute blu ai colletti bianchi, si respira apprezzamento verso Draghi. "C’è una componente equilibrata di centrodestra e centrosinistra – racconta Diego Crippa, delegato Fim-Cisl alla Oracle – qui gli estremismi non attecchiscono".

 

 

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