Coronavirus, servizi funebri in trincea: "Lavoratori poco protetti"

La denuncia: scarse mascherine, zero sanificazioni e controllo temperatura Flusso continuo di utenti. "Le pratiche sono quadruplicate, numeri da guerra"

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di Andrea Gianni

Dipendenti di agenzie di onoranze funebri, parenti di defunti, fattorini di ospedali o Rsa che portano i documenti di persone morte con familiari irreperibili, le cui esequie sono a carico del Comune. Un passaggio continuo di persone negli uffici dei Servizi funebri di Palazzo Marino, in via Larga, dove a detta di chi ci lavora "le pratiche sono anche quadruplicate, ci sono numeri da guerra, che non si erano mai visti prima". Diretta conseguenza dell’emergenza coronavirus, che fa salire giorno dopo giorno il triste bilancio dei decessi a Milano. Da metà marzo la procedura per autorizzare la cremazione si può fare attraverso videochiamata, ma per le altre pratiche relative all’inumazione bisogna presentarsi fisicamente negli uffici o delegare l’agenzia di onoranze funebri. Uffici dove "le tutele per lavoratori e utenti sono insufficienti", spiega Stefano Mansi, della Cisl, uno dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) di Palazzo Marino che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo negli uffici. "Una situazione preoccupante – spiega – visto che gli utenti sono persone che, per motivi familiari o di lavoro, sono state in contatto con persone contagiate. All’ingresso non viene misurata la temperatura, cosa che oramai viene fatta anche solo per andare al supermercato. Gli ambienti non vengono sanificati, e la struttura non consente neanche una corretta aerazione".

C’è poi il problema delle mascherine, perché ai dipendenti sono state consegnate solo quelle chirurgiche, in quantità tra l’altro "insufficiente". "Invece di cambiarle tutti i giorni – spiega un dipendente – siamo costretti a usarle a rotazione o a sanificarle artigianalmente a casa. Per evitare contagi sarebbe opportuno dotarci di mascherine Ffp2 o Ffp3". Negli uffici, come misura per evitare contatti tra impiegati e utenti, sono stati installate barriere in plexiglass. Ogni giorno entrano dalle 30 alle 50 persone, numeri molto più alti rispetto alla media, che diventano un centinaio aggiungendo gli utenti dell’Ufficio nascite e degli altri uffici rimasti aperti al piano nella sede a pochi passi dal Duomo, nel cuore di Milano. Servizi che non possono essere svolti in smart working. La pandemia, intanto, ha riempito i cimiteri cittadini, ha costretto a sepolture “lampo“, senza funerali come avviene in tutta Italia, con tutto il carico di dolore aggiuntivo per i familiari. Un’ordinanza del Comune di Milano, tra l’altro, ha ridotto da 30 a 5 giorni il termine massimo per decidere la sepoltura di una persona cara. Se entro questo termine la famiglia non ai fa avanti è il Comune a inumare la salma in un apposito campo del cimitero Maggiore, dove le ruspe nei giorni scorsi sono entrate in azione.

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