"Serve più umanità in questa metropoli"

Appello del sindaco Sala ai funerali della bimba morta di stenti. "Tutti hanno il dovere di segnalare". Per Diana palloncini, magliette e manifesti

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di Marianna Vazzana

Un drappo rosa ai piedi dell’altare scivola morbido su un cumulo di pietre. Accanto, un germoglio "che indica la vita futura a partire dalle macerie in cui sei sprofondata". Il pensiero è di don Luca Violoni, prevosto di San Giuliano Milanese, rivolto alla piccola Diana. Morta a 18 mesi di stenti dopo essere rimasta sola a casa per una settimana, abbandonata dalla mamma Alessia Pifferi, di 36 anni, che mentre la sua bambina soffriva fino a perdere la vita era dal compagno a Leffe, nella Bergamasca. Per l’ultimo saluto alla piccola, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo è affollata. La bara è accolta con i singhiozzi. Ora "viviamo un senso di impotenza profonda, per tutto quello che avremmo potuto fare se avessimo saputo", evidenzia ancora don Violoni. Emerge il dramma di una bimba morta in solitudine. Senza calore. Senza nessuno che la salvasse. "È molto importante – il commento del sindaco di Milano, Giuseppe Sala – che tutti segnalino i disagi. Non è questione di essere delatori ma di dare segnali, così il lavoro è facilitato" per le istituzioni. "Deve prevalere l’umanità altrimenti sarà veramente difficile ricomporre tutte queste ferite che si stanno evidenziando nella nostra società".

"Oggi – il messaggio scritto dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini – non riusciamo a comprendere come sia potuto succedere l’abbandono di una bambino fino all’esito della morte di stenti. Condividiamo lo sconcerto e l’orrore".

In prima fila la nonna Maria, la zia Viviana, i parenti stretti. Poi amici, conoscenti, le mamme di Ponte Lambro che hanno organizzato una raccolta fondi servita per un cartellone, palloncini e magliette (con la scritta “Insieme a te è volato in cielo anche un pezzo del nostro cuore. Ciao Diana“) che saranno vendute per beneficenza. Per alleviare qualche sofferenza. Un conforto che la piccola Diana non ha avuto. "Non aveva ancora la parola, non ha potuto neanche verbalizzare ciò che ha provato, chiedere a parole un aiuto – sottolinea don Violoni nell’omelia –. Ora il suo dialogo con Dio è iniziato. Dio non permetterà che Diana si perda e non vuole neanche che si perda sua madre" perché "ciascuno di noi vale enormemente". Ma di Alessia c’è chi non vuole più saperne. Sua madre, Maria, si dice "disgustata" dalla richiesta di un incontro da parte di sua figlia, che dal carcere, tramite gli avvocati, ha chiesto un colloquio con lei. "Ho risposto che non ne voglio sapere". Rimarca che "la bambina stava bene. La vedevo in videochiamata. Gli ultimi giorni io sapevo che Alessia fosse via con la bambina. Mi diceva che aveva premura e che la piccola dormiva, quando chiedevo di lei". Davanti alla bara bianca, urla: "Diana, noi non ti abbiamo mai abbandonato. È tua madre che è una pazza". E in chiesa Angelo, amico di famiglia, parla: "Noi chiediamo che la giustizia faccia il suo percorso ma lo faccia senza sconti di pena". Parole che scatenano un applauso. "C’è tanta rabbia. Diana aveva un sorriso dolce, era una bimba sana, bella, con tanta voglia di vivere". Tra le parole che aveva imparato c’era anche "mamma". Chissà quante volte l’avrà pronunciata invano.

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