Milano-Seregno, il tram dei desideri va per le lunghe. Le imprese: rischiamo di chiudere

Una delle tante promesse non mantenute di Expo si sarebbe dovuta inaugurare nel 2014. Invece, ritardi, aumento dei costi e dubbi

CRITICO Marco  Barbieri di Confcommercio

CRITICO Marco Barbieri di Confcommercio

Milano, 7 giugno 2017 - Prima la rivolta dei sindaci, adesso quella dei commercianti. Nubi sempre più dense sul futuro della metrotramvia Milano-Seregno, il progetto da 250 milioni di euro per dare all’hinterland una linea moderna e funzionale. Una delle tante promesse non mantenute di Expo si sarebbe dovuta inaugurare nel 2014. Invece, ritardi, aumento dei costi, dubbi sul tracciato e sull’età del piano l’hanno fatta slittare, fino alla messa in mora della società che ha vinto l’appalto, la coop Cmc di Ravenna, da parte di Comuni, Regione e Città metropolitana, che hanno fatto spedire una lettera dai legali all’azienda. «Non vogliamo ritardi e aumenti del prezzo dei lavori per errori di progetto che avete fatto voi», la sintesi del messaggio scritto dai politici. Un altro capitolo di una storia sfortunata che ha fatto però sussultare sulla sedia ben più di un imprenditore.

L’avvio di un cantiere lungo, l’insorgere di contese legali a strade transennate, spaventa negozianti e imprese. Quattromila società che rischiano pesanti conseguenze lungo tutto il futuro tracciato del tram. A puntare il dito sui quindici chilometri di binari rimasti per ora solo sulla carta è Enrico Origgi, il presidente della Confcommercio di Desio. La lettera dei sindaci, secondo l’associazione, «è il nuovo capitolo di una storia infinita che desta molte perplessità». «Sono passati nove anni - spiega - da quando il progetto della metrotranvia è stato varato, ma non si sa ancora nulla sui tempi. Una spada di Damocle sulla testa delle imprese: rischiamo la desertificazione per un progetto invasivo». Il rischio, quindi, sarebbe quello di aprire cantieri infiniti, che produrrebbero nel tempo la chiusura di negozi, laboratori artigiani e ristoranti che affollano le strade della grande conurbazione che va da Milano a Seregno.

A complicare ulteriormente la faccenda, ci sono gli errori di progetto, quelli sollevati dai sindaci, ma anche da decine di comitati di quartiere spuntati prima ancora delle transenne dei cantieri. In primo luogo, nel mirino finisce il calcolo dei flussi di traffico, che si basa su rilevazioni ormai vecchie di vent’anni, per un’opera che rischia di costare - accusano i residenti di Seregno - sedici milioni di euro al chilometro. «Una cifra elevatissima, per un mezzo che non raggiungerà neppure il centro, ma toccherà le periferie delle città». Ad esempio, ignorando la stazione di Seregno e fermandosi molto lontano dai binari. Ma il vero busillis resta il ponte sulla Pedemontana. La regina delle incompiute, l’autostrada a cui mancano 3 miliardi, dovrebbe essere superata con un sottopasso o un cavalcavia dalle vetture del tram. Il dubbio è questo: costruire un viadotto sopra una strada che non si farà mai, o tirare dritto con rotaie e traversine, per poi chiudere la linea per costruire Pedemontana? In questo scenario di incertezza, sono le imprese a preoccuparsi. Marco Barbieri, segretario di Confcommercio, invita i Comuni a utilizzare il metodo M4: fondi per sostenere negozi e attività che si affacciano sui cantieri e nelle zone vicine. «Per questo - dice - siamo disponibili al confronto»

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