"Sequestrate 4 milioni a Pivetti" La Procura insiste con il Riesame

Alla ex presidente della Camera contestati riciclaggio e frode fiscale insieme al pilota Leo Isolani

È stato discusso ieri, davanti al Riesame, il ricorso del pm Giovanni Tarzia contro l’ordinanza del gip con cui non era stato convalidato il sequestro preventivo d’urgenza, disposto dalla Procura, di circa 4 milioni di euro a carico di Irene Pivetti. L’ex presidente della Camera e un suo consulente sono indagati per riciclaggio, autoriciclaggio e frode fiscale. Sequestro effettuato il 18 novembre in un’indagine della Procura su una serie di operazioni commerciali, in particolare la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, che sarebbero servite, secondo l’accusa, per riciclare proventi di un’evasione fiscale.

Con il dissequestro, deciso dal giudice Giusy Barbara il 29 novembre, le somme erano state restituite ai due indagati. Il sequestro era stato eseguito con l’avviso di chiusura delle indagini nei confronti di Pivetti e altre sei persone, ossia il consulente Pier Domenico Peirone, il pilota di rally ed ex campione di Gran Turismo Leonardo “Leo“ Isolani, la moglie Manuela Mascoli, la figlia di lei Giorgia Giovannelli, il notaio Francesco Maria Trapani e un altro imprenditore. L’importo che il pm aveva bloccato era di 3 milioni e mezzo di euro riconducibili all’ex esponente leghista e 500 mila euro al professionista.

Il nove giugno c’erano state perquisizioni a carico dell’ex esponente leghista, indagata per riciclaggio e che gestisce il gruppo Only Italia. Isolani, che ha un suo “team racing“, avrebbe venduto tutti i beni (attrezzature, marchio e sito web) di una sua società indebitata col Fisco per diversi milioni di euro al fine di svuotarla. Beni che sarebbero andati a un’altra sua società con base a San Marino, la quale avrebbe venduto di nuovo tutti i beni, e in più le tre Ferrari, ad una società di Hong Kong riferibile a Pivetti. Società quest’ultima che, poi, avrebbe rivenduto ancora gli asset ad altra società, il Gruppo Daohe, del magnate cinese Zhou Xi Jian.

Il gip non ha convalidato in quanto non ha condiviso l’impostazione giuridica, ritenendo che il reato presupposto ai fatti contestati, ossia la sospetta evasione fiscale alla base del presunto riciclaggio, debba avere una diversa qualificazione. Oggi il pm ha messo sul tavolo gli elementi probatori alla base del decreto (davanti al collegio presieduto da Maria Cristina Mannocci), facendo notare, anche con una memoria, che le società coinvolte, anche basate a Hong Kong, sarebbero state solo “scatole vuote“, mentre le difese hanno presentato memorie e documenti per dimostrare la liceità dei flussi di denaro. I giudici decideranno nei prossimi giorni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro