Cadavere murato a Senago, la scusa della droga per il delitto

Albanese ucciso e nascosto: un piano perfetto nato dalla vendetta

Il luogo del ritrovamento

Il luogo del ritrovamento

Senago (Milano), 9 marzo 2019 - Attirato con l’inganno in Brianza per una inesistente partita di droga, legato, picchiato e strangolato per volere di una donna che non sopportava di essere stata lasciata. Così ha trovato la morte Lamaj Astrit, 41enne albanese i cui resti sono stati trovati nella cavità di una parete a Senago, a cinque anni di distanza dal suo omicidio avvenuto a Muggiò. L’uomo, ex moglie e figlio lasciati anni fa, noto nell’ambiente dello spaccio, nel 2012 aveva conosciuto la facoltosa commerciante di gioielli genovese, allora 59enne, che divenne la sua compagna. Trascorso qualche mese, l’uomo aveva però deciso di troncare la relazione e se ne era andato portandosi via, a detta della donna, diversi gioielli presi nel suo “Compro Oro”. Lei, vendicativa già in passato quando aveva ordinato il pestaggio di un altro uomo che allo stesso modo l’aveva lasciata e derubata (anche se non aveva mai denunciato i presunti furti), ha deciso che Asrtit doveva morire. Per farlo ha chiesto aiuto ai “vecchi amici” di Riesi, in Sicilia, rientuti dagli inquirenti vicini alla criminalità organizzata.

Nel gennaio 2013 da Enna con il placet di “chi comanda” è partito uno dei killer. A Muggiò lo attendevano altri cinque uomini. Il gruppo ha attirato il 41 enne in un luogo sicuro, dove è stato legato, picchiato a turno, stordito a colpi in testa e finito strangolato con un filo di nylon. Il suo corpo è stato poi trascinato nel bagagliaio di una prima auto, poi dentro quello di una seconda vettura e trasportato a Senago. Lì parte del commando ha atteso il buio, e si è spostato nella notte all’interno del residence “Villa degli Occhi”, dove uno dei killer aveva lavorato alla ristrutturazione di un appartamento. Memore di un pozzo artesiano murato nella parete esterna di un villino, l’uomo e i complici hanno buttato giù un pezzo di muro, hanno infilato il cadavere all’interno e l’hanno richiuso.

Non fosse stato per un componente della banda che, sentito durante un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ha parlato del delitto, fornendo precise indicazioni, «quel cadavere non si sarebbe mai trovato», ha spiegato il Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti. Le indagini sono passate per competenza alla Procura di Monza perché il delitto è avvenuto a Muggiò e perché, nonostante gli esecutori materiali siano collegati alla criminalità organizzata, il movente non è risultato affine ad attività malavitose. A denunciare la scomparsa di Astrit, due giorni dopo la sua sparizione da Genova, era stato il fratello. La donna che ne ha ordinato la morte, oggi 64enne, è stata fermata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza mentre stava andando all’aeroporto, a Genova. Due dei killer sono stati fermati a Muggiò, un terzo ad Enna, con la collaborazione dei militari di Caltanissetta.

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