Morto per un selfie, folle sfida ai grattacieli: adrenalina con vista su YouTube / VIDEO

Teste che sovrastano le luci della città. Piedi penzoloni nel vuoto, anche a più di 150 metri di altezza. Ma anche evoluzioni sui tetti, arrampicate sulle antenne. Per finire sul web

Per molti giovani filmare il rischio è diventata una pericolosa prassi

Per molti giovani filmare il rischio è diventata una pericolosa prassi

Milano, 17 settembre 2018 - Teste che sovrastano le luci della città. Piedi penzoloni nel vuoto, anche a più di 150 metri di altezza. Ma anche evoluzioni sui tetti, arrampicate sulle antenne e camminate sui bordi. Senza protezioni e senza uno straccio di permesso. Così sfidano la morte gli scalatori (abusivi) dei grattacieli, fanatici del parkour urbano, ragazzi che nella maggior parte dei casi, stando a quello che dichiarano sui social, hanno meno di 18 anni. A volte i visi sono coperti da foulard e cappucci, altre no. Il bello, si fa per dire, sta qui: nel rischio costante. Nel sentire l’adrenalina in corpo. Nello spingersi sempre un po’ in là, sempre più vicini al cielo. Documentando tutto con selfie e video da far circolare on line (Instagram e YouTube in testa), con tanto di sottofondo musicale rap. Come a far passare per normale una sfida pericolosissima in cui ogni istante si guarda la morte in faccia.

Lo avevamo raccontato su queste pagine con un’inchiesta meno di un mese fa, passando al setaccio video e immagini pescati dai social. A un quindicenne ieri è andata male: dopo essere salito sulla cima del Centro commerciale Sarca a Sesto San Giovanni è precipitato nella condotta di aerazione ed è morto. Forse voleva solo scattare foto a coronamento dell’impresa. E con tutta probabilità non era nuovo ad azioni del genere: sulla sua foto profilo di Instagram spiccano due ragazzi di spalle, in piedi sul tetto di un caseggiato, a pochi centimetri dal vuoto. «Riposa in pace fratello», uno dei messaggi postati dagli amici.

Sul web sono tante le imprese immortalate: i protagonisti scavalcano cancelli, salgono gradini, anche di opere ancora in costruzione o dismesse, e raggiungono la cima. Poi via ad esercizi ginnici, passeggiate su grovigli di ferro e lamiere. Con zaini in spalla e cappucci calati in testa, tre ragazzi erano riusciti e entrare di notte nello stadio di San Siro eludendo la sorveglianza (il video era stato pubblicato a maggio). Tre mesi fa, la scalata alla Torre Hadid a CityLife, detta «lo Storto»: 177 metri, 44 piani. «Il grattacielo è finalmente stato scalato!«, l’annuncio messo per iscritto su YouTube. In quell’occasione, il gruppetto protagonista era stato pizzicato dalla sicurezza e si era fiondato giù per le scale. «È il rischio del mestiere«, il commento comparso sul video.

Tra i luoghi  privilegiati per gli assalti spiccano i grattacieli di Porta Nuova e palazzi del centro storico. Le gesta spericolate non sono passate inosservate. E se qualcuno dovesse cadere? Un condominio espugnato ha presentato un esposto in Procura segnalando il fenomeno e ora sono in corso indagini della polizia locale. "Questi video scatenano pericolose emulazioni", commenta Fabiola Minoletti, vice presidente del Coordinamento comitati milanesi. Giovedì 6 settembre, ricordiamo, ha perso la vita Igor Maj: morto a 14 anni per essersi soffocato con una corda dopo aver visto con tutta probabilità il video di un’altra folle sfida, la “blackout challenge”. A distanza di una manciata di giorni, un altro ragazzino è morto. Per un selfie.

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